IL MITO DI PAOLO ROSSI DI CHI NON LO VIDE GIOCARE: LA VITTORIA MUNDIAL CON GLI OCCHI DI BAMBINO

Il pezzo di Giuseppe Manzo, preciso, restituisce lo stato d’animo e l’emozione di una generazione. Uno del ‘79.

Giuseppe Manzo – Per chi è nato nel 1979 il mondiale ’82 di Spagna non lo ha vissuto dal vivo. Ne ha vissuto, però, il mito costante da bambino, dai …

IL MITO DI PAOLO ROSSI DI CHI NON LO VIDE GIOCARE: LA VITTORIA MUNDIAL CON GLI OCCHI DI BAMBINO
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Livia De Stefani: la prima donna che scrisse di mafia

Biografia molto interessante, da leggere i suoi scritti.

Livia De Stefani fu la prima scrittrice, in Italia, a descrivere il potere mafioso, mettendo nero su bianco nomi e cognomi. Era nata a Palermo nel …

Livia De Stefani: la prima donna che scrisse di mafia

La Ghisolfa di Giuseppina Pizzigoni: da Rocco e i suoi fratelli all’outdoor education

Scopo il vero, tempio la natura, metodo l’esperienza.

Confesso, pur avendo frequentato l’Istituto Magistrale negli anni Novanta e approfondito in varie fasi i temi della scuola e della formazione, non mi sono mai imbattuto nella figura di Giuseppina Pizzigoni che, invece, si dimostra lungimirante nelle sue idee a distanza di più di 110 anni dalla loro formulazione. Pienezza alla biografia di questa donna ed educatrice ci viene fornita dall’articolo che segue a firma di Modesta Abbandonato, che restituisce tra l’altro una fotografia della Milano di un tempo, sia nella dimensione urbanistica come in quella sociale, richiamando alla mente immagini già plastiche forniteci dalla filmografia neorealista degli anni Sessanta,. Buona lettura.

Il toponimo Ghisolfa evoca nei cinefili e nelle cinefile lucani/e, e non solo, il capolavoro viscontiano del 1960 ispirato dai racconti contenuti in …

La Ghisolfa di Giuseppina Pizzigoni: da Rocco e i suoi fratelli all’outdoor education

L’amnistia Togliatti. La mancata Norimberga italiana: un colpo di spugna

Casualmente, per tutt’altro motivo, ieri rilanciavo

ed oggi vi propongo un articolo su Palmiro Togliatti, non nella veste di compagno di vita della prima presidentessa della camera dei deputati, bensì come uomo politico responsabile del ministero degli interni nella delicata fase di passaggio e transizione dal fascismo alla Repubblica democratica.bensì come uomo politico responsabile del ministero degli interni nella delicata fase di passaggio e transizione dal fascismo alla Repubblica democratica. Alla vostra sensibilità personale domando ogni valutazione sugli accadimenti come descritti nell’articolo che segue, ma la più generale osservazione che ancora oggi paghiamo le conseguenze della decisione di allora mi sembra evidente sotto gli occhi di tutti. Buona lettura

Esterno, campo lungo, carrellata sul Palazzo Ducale e sulla Cattedrale – che permettono di riconoscere il centro storico di Ferrara –, quindi sui …

L’amnistia Togliatti. La mancata Norimberga italiana: un colpo di spugna

Cannabis: usi di ieri e antiproibizionismo di oggi. Feedback e considerazioni in merito.

Circola da alcune settimane ‘ la notizia di un ritrovamento molto importante dal punto di vista archeologico, ma che si riflette nel dibattito attuale in merito alla funzione della pianta di cannabis nella civiltà umana, proprio a testimonianza del viaggio plurimillenario e trasversale di questa pianta, viaggio che ha attraversato quasi tutte le culture. Già digitando su Google “Storia della cannabis”, i risultati numerosi soddisfano ogni curiosità basilare sulla storia di questa pianta negli ultimi dieci millenni, che è tanta roba se consideriamo la storia della civiltà umana nel suo complesso. Già la voce Cannabis di Wikipedia da tante informazioni, esaustive e corrette nella loro elementarità.

Un bell’articolo in chiave antiproibizionista, ma che traccia una storia a larghe maglie, è quello di Asiablog, che ritengo utile per farsi un’idea tra il passato e il presente, guardando dalla prospettiva della dannosità del proibizionismo. Ma eravamo partiti dalla notizia del ritrovamento archeologico, in Israele per la precisione. Repubblica ricostruisce la vicenda in maniera molto puntuale. Oltretutto, le considerazioni e il valore per la cultura ebraica di questa scoperta antropologica sono ben richiamate in un articolo di FuoriLuogo che mette in risalto anche il valore etimologico della parola “cannabis”, e da ulteriori conferme culturali alla scoperta archeologica in Israele.

L’area geografica di riferimento, quella del Medio-Oriente, è importante per determinare oltre che la storica evoluzione della sua diffusione tra le varie culture, anche il ruolo che la cannabis ha ricoperto nei commerci e nell’economia per centinaia e centinaia di anni, fino a determinare il suo ingresso in Europa come prodotto con molteplici destinazioni d’uso. Un Articolo molto interessante da questo punto di vista ne traccia con dettaglio un percorso storico proprio alla ricerca del suo ingresso nel panorama della biodiversità e del suo impiego nel vecchio continente.

I feedback lanciati sopra sono esaustivi, quindi non insisterò molto su quest’aspetto, non ho le capacità e gli strumenti nè per una disamina di questa scoperta in Israele né per ulteriori tentativi di ricostruzione storica della cannabis, che risulterebbero una copia dei lavori sopra segnalati. Ma una considerazione si. Nell’articolo della Repubblica si legge inoltre di un acceso dibattito in Israele sulla legalizzazione ad uso ricreativo della canapa, tenendo conto che qui già è concessa ad uso terapeutico e il paese mediorientale costituisce uno tra i primi produttori ed esportatori verso l’Italia degli estratti farmaceutici della cannabis. Questa scoperta, credo, verrà oltretutto usata dal fronte antiproibizionista israeiano come ulteriore argomento intellettuale, visto il profondo legame di quella cultura con questa pianta, ed ora ve ne sono le scientifiche certezze grazie alle conferme dell’archeologia. Aspetto questo da non sottovalutare, proprio perché anche nel mondo ebraico le maggiori resistenze sull’argomento derivano proprio dagli ambienti conservatori di destra, molto legati alle aree sociali espressioni di una certa ortodossia religiosa, che per l’affermazione dei diritti civili risulta sempre, a prescindere della singola religione, il principale ostacolo.

Mi chiedo quindi, considerando tutto quanto detto e letto sinora, perché occorre continuare a tenere proibita una pianta che si è insinuata così tanto nella cultura e per un breve periodo, considerato il suo arco storico complessivo, è stata soppiantata da quello che poi è risultato il vero male, ovvero la petrolchimica?

Anche in questo caso, come per altre materie, documentarsi, studiare ed osservare con l’occhio critico della storia può essere un complesso di operazioni utili a comprendere il perchè delle indicazioni antiproibizioniste a livello globale. Posso solo notare, in conclusione, come la pianta di cannabis per secoli ha unito culture che oggi sono divise, ha sostenuto l’economia ed oggi potrebbe risollevarla, anche alla luce della crisi ecologica del pianeta. Per secoli questa pianta è stato il simbolo anche di un certo misticismo che ha aiutato ed aiuta ognuno in un suo personale percorso spirituale. Perchè continuare a proibirla?