Sanremo accessibile

Interprete LIS a Sanremo

Nella tarda notte tra sabato e domenica scorsi, attorno alle 2:30, Amadeus annunciava in diretta dal Teatro Ariston di Sanremo il vincitore dell’edizione 71 del Festival della canzone italiana. Le cronache abbondano, lungi da me aggiungere o togliere qualcosa.

Mi interessa segnalarvi però quest’appuntamento perché la Settantunesima edizione del Festival di Sanremo ha segnato per la RAI un momento molto importante, ovvero il raggiungimento e l’affermazione della piena accessibilità per i disabili della comunicazione (ciechi e sordi) di un format importante, sulla rete ammiraglia, e in diretta.

Da segnalare è il lavoro molto impegnativo dell’audiodescrizione per i non vedenti, attivabile attraverso un’apposita funzione del telecomando, che ha accompagnato l’uscita dei vari artisti e i momenti più salienti, dove per i ciechi di fatto serviva una descrizione di ciò che accadeva sullo schermo. La manifestazione è stata interamente sottotitolata per le persone sorde, ma su un canale dedicato, come già l’anno scorso, è stata tradotta in Lingua italiana dei Segni per tutti i sordi segnanti. L’esperienza delle interpreti in LIS è stata raccontata Qui

e il complesso delle attività per l’accessibilità del festival raccontata Qui

Da sottolineare l’impegno costante della Televisione pubblica italiana per una piena accessibilità dei format culturali, come indicato dall’articolo 30 della convenzione ONU per i diritti delle persone con Disabilità.

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Io sono il prossimo Tuo. Benigni racconta l’Amore attraverso la Bibbia.

Sabato 9 maggio è andato in onda su RAI 1 il programma, che come Silvia Fumarola scrive sulle pagine de’ “La Repubblica” in questa recensione

https://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio/2020/05/08/news/maratona_benigni_i_dieci_comandamenti_tutti_in_una_serata-255932971/

“è entrato nella storia della tV”. Si trattò di fatti di un evento televisivo ben riuscito, un monologo appassionato, frutto di molto studio e privo di retorica quello che Roberto Benigni propose nel 2014. Allora si trattò di due serate con ascolti record (oltre dieci milioni di spettatori) in cui l’Italia si fermò davanti alla televisione per ascoltare il premio Oscar de’ “La vita è bella” che parlava della Bibbia, che lo stesso Benigni presenta come “il racconto più bello di tutti i tempi, anche perché l’autore del libro è anche l’autore di tutti i lettori”. Persino papa Francesco si complimentò sei anni fa, chiamando l’attore prima della seconda serata dedicata ai Dieci comandamenti, e raccolse il plauso del capo della comunità ebraica di Roma Riccardo Di segni.

Nel 2020 la RAI lo ha riproposto, senza (o quasi) interruzione pubblicitaria, in un unico appuntamento che sabato sera vedeva un’intera programmazione su RAI 1 dedicata a Benigni, compreso un approfondimento televisivo dopo la trasmissione del monologo sul libro della Bibbia dedicato all’Esodo. Il pubblico non ha premiato come sei anni fa (nella guerra degli ascolti è risultato secondo rispetto a “Ciao Darwin su Canale 5), totalizzando quasi tre milioni e mezzo di telespettatori con uno share del 14,2%, non così male trattandosi comunque di un contenuto di alta cultura. Ma prima di alcune impressioni personali, mi soffermo sul vero protagonista e il suo pensiero.

Sull’importante esperimento culturale che ha tentato, Benigni così lo presenta: “È la legge dei sentimenti. Per la prima volta ci vengono date delle regole, regole cosi attuali da impressionare. Diventano legge i sentimenti, l’amore, la fedeltà, il futuro, il tempo. È la più bella storia del mondo, una storia che crediamo di conoscere ma che si rivela sempre nuova, tanto che pensavo di farne dieci serate”. Non avrebbero sicuramente guastato, aggiungo io, visto che si tratta di un viaggio tra amore e doveri, diritto alla felicità, dignità della persona, gioia della fede; a tal proposito, Benigni continua affermando che “Dedicare uno spettacolo alle parole più famose dell’umanità non ha nulla a che fare con il misticismo, bisogna essere ciechi per non vedere questa luce, va bene parlare di religione ma la mia legge è quella dello spettacolo. Io ho questi strumenti e queste parole che mi regalano emozioni uniche.”. Roberto Benigni ci ha sempre abituati alla raffigurazione della “Bellezza” nel suo fare spettacolo, elemento sublimato spesso nelle storie che ha raccontato. Su quest’aspetto continua affermando che “Alla fine la bellezza è fatta di verità e i comandamenti la contengono. Credo che ci sia un senso religioso anche se si parla di altri argomenti. Si può avere senso religioso anche se si fa politica. Personalmente mi piacerebbe averlo in tutte le cose che faccio.”.

Ci sono due passaggi della presenza di Benigni in televisione che mi preme sottolineare per ribadire la bellezza di questo spettacolo televisivo e del suo interprete. Partendo da Benigni, durante la presentazione al Tg1 delle 20:00 ci ha lasciato l’ennesima testimonianza di un grande uomo, dove attraverso le parole spese per il suo spettacolo ci continua ad insegnare l’umanità. Infatti egli afferma, incalzato sulla crisi del Coronavirus dalla Chimenti: “Bisogna guardare tre cose: il desiderio di stare assieme agli altri, il desiderio d’amore; il desiderio di conoscenza; e il terzo il sentimento di Pietà, di compassione per il dolore che sta attraversando tutto il mondo”. E rivolgendosi al futuro con speranza afferma che occorre “Guardare sempre alla gioia, a coloro che nel dolore sanno contenere la gioia”. Ma il pensiero che più mi colpisce, che mi scalda il cuore, è quando afferma che “Questa non è una guerra, perché la guerra è sempre brutta, questa è una lotta perché è bella, è una prova d’amore”. E poi non può mancare mai un messaggio di alto senso civico: “Occorre seguire le regole, nulla di più adatto di questo spettacolo di questa sera. Le regole insegnano la libertà, insegnano ad amare se stessi e gli altri, insegnano la libertà. Non abbiamo altro faro che le regole”.

Il secondo aspetto è sul messaggio di un’infinita bellezza che Roberto Benigni lancia alla fine dello spettacolo, che ho impropriamente utilizzato per il titolo di questo post. “Io sono il tuo prossimo”, un messaggio dirompente, che al di là del significato per i credenti ha una valenza profonda per l’umanità che tutti ci portiamo dentro. “Io sono” rappresenta la volontà di affermarsi come entità esistente, ovvero come possibilità di determinarsi con la propria dignità. “Il prossimo tuo” rappresenta invece il riconoscimento profondo dell’altro. Tuo, come spiega lo stesso Benigni, perchè è un gesto d’Amore totale, concedendosi all’altro; ma anche Prossimo, perché vicino e uguale all’altro da me, il prossimo appunto.

Se tutti assimilassimo questa profondità di pensiero racchiusa in una frase talmente semplice avremmo completato pienamente la nostra natura, rimarcando la profondità dell’essenza vera dell’essere umano, determinarsi alla vita per la vita degli altri.

Ovviamente chi ha Fede può trarre da questo pensiero massima forza, ma anche per chi come me si approccia in maniera laica alle cose e alla vita questo rimane un insegnamento di fondamentale importanza, quasi la barra direttrice per vivere una vita piena di dignità.

Grazie Roberto.

Per rivedere la trasmissione nella versione del 2020 potete collegarvi all’app Raiplay o cliccare Al seguente link, oltretutto versione accessibile anche ai sordi con interprete LIS

https://www.raiplay.it/video/2020/05/Roberto-Benigni—I-Dieci-Comandamenti—Versione-LIS-765ef58e-161a-4f31-83a0-67abcab9bd05.html