Il figlio della luna.

@raiplay

Ieri sera suggerivo la visione del film TV di genere biografico su RAI 1, intitolato “Il Figlio della luna”, sceneggiato da Paola Pascolini e Mauro Caporiccio (con la collaborazione di Lucia Frisone, madre di Fulvio), che racconta la storia vera di Fulvio Frisone, uno scienziato italiano di origini siciliane, portatore di un grave handicap. Il film, trasmesso la prima volta il 22 febbraio 2007, mi era sfuggito nelle precedenti repliche televisive e, cogliendo l’occasione di una serie di film dedicata alle donne coraggio interpretate da Lunetta Savino trasmessa in queste settimane su RAI1, ho avuto la possibilità di recuperare. Il film, per le tematiche esposte, è molto intenso e mi ha portato a riflessioni profonde. Ora, come consuetudine, una scheda e poi alcuni pensieri nella recensione, che non hanno il compito di esaurire le argomentazioni, ma di gettare un seme affinché possa riprendere certi temi con il tempo tra le pagine di questo blog.

Il film

Il figlio della luna, Italia, 2007, regia di Gianfranco Albano, prodotto da Rai Fiction e 11 marzo film, durata 100 minuti.

Cast e personaggi principali

Lunetta Savino (Lucia Frisone), Antonio Milo (Carmelo Frisone), Alessandro Morace (Fulvio Frisone dagli 11 ai 14 anni), Paolo Briguglia (Fulvio Frisone dai 16 ai 26 anni), Sabrina Sirchia (Pinella Frisone), Evelyn Famà (Palmira Frisone), , Victoria Larchenko(Elena), Giuseppe Saggio (Michele Ferri), Paride Benassai (professor Giammona), Claudio Piano (Caruso).

Trama e curiosità

prodotto da Rai Fiction, con la direzione di Gianfranco Albano, questo film televisivo è basato sulla reale storia di Fulvio Frisone, nato con una tetraplegia spastica distonica grave al punto da impedirgli persino di parlare. Grazie agli sforzi della mamma Lucia, Fulvio, apparentemente condannato ad una vita senza sbocchi, riesce a studiare con grande profitto fino a diventare un affermato scienziato nel campo della Fisica. Il film venne trasmesso in prima visione su Rai 1 giovedì 22 febbraio 2007, e secondo l’Auditel fu il programma più visto della prima serata con uno share del 27,61% e più di sette milioni di telespettatori, successo replicato giovedì 5 giugno 2008, con uno share del 19,16% e più di quattro milioni di telespettatori. La replica di venerdì 29 maggio 2020 ha visto più di tre milioni di telespettatori con uno share superiore al 13%. Come trailer potete vedere questa presentazione del film rintracciata su YouTube, risalente all’anno dell’uscita del film

Recensione

Gianfranco Albano e Lunetta Savino, rispettivamente regista e attrice protagonista, sono stati al centro della recensione della scorsa settimana del film su Felicia Impastato, madre di Peppino. Quindi si può dire che questa serie sulle Donne coraggio trasmessa da RAI 1 mette in evidenza la bravura della regia nel genere dei Film TV e la straordinaria capacità dell’attrice nell’immedesimazione del personaggio che, essendo contemporaneo, ha una sua particolare valenza. Bene, tecnicamente del film non voglio dire altro; è un bel prodotto, fatto veramente bene, con un ritmo avvincente e, seppur non conoscendo a fondo la differenza tra realtà e trasposizione, posso dire che segue molto bene gli eventi. Ma su tre aspetti vorrei concentrarmi, per affermare che ho apprezzato il film, conosciuto e ammirato la storia e compreso il messaggio. Per chi mi legge è necessario specificare subito un particolare: parlo da disabile (della vista certo, non con un handicap estremamente grave come quello del protagonista), cresciuto nel sud Italia, quindi sono coinvolto più o meno direttamente da alcune dinamiche risaltate da questo film. Ma veniamo a noi. Il primo aspetto che vorrei evidenziare è quello del coraggio della signora Lucia. Abbattere il pregiudizio, soprattutto il proprio provocato dal difficile percorso dell’accettazione di un figlio diverso, non è facile mai, ma in una regione del nostro meridione e in un’epoca dove i diritti civili e sociali ancora non si erano affermati non deve essere stato facile. Perciò, quando vedete evidenziati nel film alcuni comportamenti da parte di altre madri o del tessuto sociale circostante, sentite pronunciare certe frasi di commiserazione verso questa madre, non crediate che sia fantasia pura, anzi, ritengo che ci sia moltissima verità perché tutte le madri che hanno vissuto quest’esperienza esistenziale, reagendo ad essa, hanno dovuto affrontare allo stesso modo l’ignavia e la facilità di pensiero che condanna, piuttosto che apprezzare (“Questo figlio lo espone come fosse un oggetto”, si sente ad un certo punto). Il secondo aspetto è quello dell’impreparazione delle istituzioni, ancora oggi mi verrebbe da dire. All’epoca c’erano pochi strumenti normativi, quindi per Fulvio Frisone studiare è stata veramente una delle sfide principali, perché le sue difficoltà (assieme a quelle dell’intero nucleo familiare) partivano proprio dalla prima agenzia che dovrebbe aiutare a diventare degni cittadini, ovvero la scuola; tenete conto che negli anni Settanta l’articolo 3 della Costituzione già esisteva, ma non vi stupisca la poca buona volontà dei vari presidi o segretari, sintomo che – ripeto ancora oggi esistente come “atmosfera di accompagnamento” – la società italiana non abbia del tutto assimilato i concetti di inclusione, integrazione e pari opportunità. Il terzo aspetto è quello riferito allo stesso protagonista, Fulvio Frisone, che cerca di affermare se stesso anche attraverso il rifiuto dell’Amore materno, in alcuni tratti oppressivo. Il conflitto tra il figlio disabile e la propria madre è una questione sempre presente in questo genere di storie, proprio perché spesso è nella famiglia che si crea il primo ostacolo per una piena consapevolezza del proprio io, del sé come portatore di dignità prima ancora che dell’handicap. In questo vissuto la ricomposizione tra madre e figlio disabile è la strada naturale per l’evoluzione di vicende umane contemporanee, dove il protagonista ancora vivente è del tutto attivo sul proscenio dell’esistenza, assorbendo e rimandando istanze intime e sociali di varia natura. Ma non è enfatizzata oltremodo se si considera il significato che si porta dentro il rapporto estremo che si crea tra una madre e il proprio figlio con handicap, indubbiamente più forte di analoghi rapporti filiali in condizione di “normalit”à. Questo legame è pericoloso, appunto, perché non sempre si riescono a sciogliere quei nodi che rendono poi il disabile di fatto consapevole e libero di autodeterminarsi; non sempre questo, ad essere sinceri, è possibile. Ma frequentemente per troppo amore si può anche nuocere, anche se involontariamente. Questo tratto è molto ben evidenziato, anche se invisibile agli occhi dei più, affascinati ovviamente dalla forza indiscutibile della madre, ma in genere di tutti i protagonisti. Nota di merito per l’intero cast, che ha saputo tenere testa ai difficili ruoli, dal padre alle sorelle, senza mai scadere – nella sceneggiatura come nell’interpretazione – in un patetico teatrino del pietismo. Merito agli attori che interpretano Fulvio Frisone, perché ci vuole molta bravura già ad immedesimarsi in un altro (ma è il loro mestiere), ma carpire certe peculiarità non è da tutti. Complimenti a Fulvio Frisone, che rappresenta un esempio di positiva reazione alle vicende della vita, non rappresentando la condizione scontata che gli altri vedono in te. Bensì facendosi scivolare addosso – con consapevolezza – la propria disabilità, dimostra di potersi affermare con dignità, se supportato e posto nelle condizioni. Non mancherò di riprendere la sua figura in un futuro contributo, anche perché a leggere la cronaca si è fatto sentire abbastanza e per tante tematiche, tra le quali quella acennata nel film e di primaria importanza, ovvero il diritto all’assistenza sessuale per i disabili gravi.

Potete rivedere questo film in streaming dal sito oppure dall’App di RaiPlay.

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CARCERE, GARANTIRE DIRITTO ALLO STUDIO IN CELLA: L’INIZIATIVA DEL POLO UNIVERSITARIO-GARANTE CIAMBRIELLO

Bella esperienza che viene da Napoli rispetto alla garanzia del diritto allo studio in carcere, dove tutte le istituzioni coinvolte collaborano per il miglioramento complessivo della società.

Condizionatori, sedie, banchi, LIM, numerosi libri di testo, materiale di cancelleria, toner per le stampanti, dizionari, cartine geografiche e tutto…

CARCERE, GARANTIRE DIRITTO ALLO STUDIO IN CELLA: L’INIZIATIVA DEL POLO UNIVERSITARIO-GARANTE CIAMBRIELLO

Le quindici politiche per avere il mio voto.

Tra virgolette, per Memoria Futura un post risalente al periodo precedente le elezioni del 2013, che le introducevo come delle “istanze”. Si trattava di quindici proposte per motivare il mio voto, che avevano più l’idea di provocare, che quello reale di riscuotere ascolto, che ovviamente non ci fu, nonostante la meticolosa operazione di segnalazione nel mio profilo twitter con il @ dei maggiori esponenti di sinistra dell’epoca, quali Renzi, Bersani, Puppato e altri. Riesumare questo vecchio post mi da la possibilità di poter oggi ripercorrere, proposta per proposta, un interessante percorso per vedere cosa si è fatto da allora e, generalmente, negli ultimi anni nel nostro Paese vedere le policy per ognuno di questi punti. Ma passiamo alle proposte del 2013, che le ritengo valide ancora oggi.

“Inevitabile è, ad un mese dalle elezioni, che oltre a farci propinare i loro programmi, qualcuno avanzi anche delle istanze. Le mie sono queste. In premessa, però, ci sono tre cardini fondamentali che occorre considerare per le proposte che seguono: primo, occorre assolutamente riabilitare lo stato; secondo, è necessario sovvertire l’andazzo dell’economia, riportando in augeuna sua dimensione reale a discapito di quella finanziaria; terzo, ogni altra politica sarà efficace nel momento in cui si darà un duro colpo alla malavita organizzata, ma ci vuole coraggio. Il mio voto lo conquistate parlando di questo.

Per il rapporto dello stato con i cittadini:

  • 1 sbloccare fondi per i creditori dello Stato;
  • 2 riscrivere i codici riferiti a disabilità, relazioni economiche e relazioni con la PA;
  • 3 demilitarizzare la spesa pubblica;
  • 4 riformare la politica e le istituzioni in senso sostenibile;
  • 5 investimenti pubblici e politiche di agevolazione per investimenti privati sulla riqualificazione, bonifica e manutenzione del territorio.

Per l’economia reale:

  • 6 favorire la ricerca tecnologica, gli spin-off e le start up innovatrici;
  • 7 potenziare il welfare mediante un trasferimento di compiti all’associazionismo, adeguatamente retribuito;
  • 8 favorire microeolico e micro-fotovoltaico;
  • 9 potenziare i servizi di mobilità effettivamente necessari al paese;
  • 10 puntare sul turismo in linea con i principi di Lanzarote (Carta del Turismo sostenibile, NDA) e uniformare il settore verso il sistema turistico Italia;
  • 11 pensare a misure di inclusione lavorativa per giovani e donne

Per la lotta alla carenza strutturale di legalità:

  • 12 migliorare le carceri e pensare a pene alternative per i reati minori;
  • 13 depenalizzare l’uso della cannabis, promuoverne l’uso farmaceutico e introdurla nuovamente nel tessuto produttivo;
  • 14 intervenire su edilizia scolastica e diritto allo studio per contrastare l’abbandono scolastico;
  • 15 agevolare la concessione ad associazioni, microimprese e società civile dei beni confiscati alla mafia per attività sociali e produttive.

Chiaramente ho lasciato fuori tante altre questioni, che però sono diretta conseguenza dell’applicazione di queste proposte, come investire sui beni culturali, finanziare tutte le forze dell’ordine, alleggerire la burocrazia, digitalizzare la giustizia, eccetera; ma da questi quindici punti, rivoluzionari se volete, passa la scommessa di un Paese Italia assolutamente riqualificato.”.

Oggi, nel 2020, passati sette anni da questo contributo, ditemi un po’, cosa è stato fatto? A me, ad occhio, parrebbe che sono del tutto intonsi, se non giusto qualche minimo incremento in singoli aspetti di alcuni di loro. O no?

NB: articolo scritto il 24/01/2013.

Bambini, disabili ed anziani: cittadinanza a metà.

@pixabay

Esistono molti aspetti considerabili per descrivere lo stato di profonda crisi che ha creato l’emergenza del Coronavirus, ad ogni livello: dalle difficoltà del mondo della comunicazione al ruolo diminuito del Parlamento, dalla magra figura dei detentori del potere politico nella gestione della crisi alle gravi conseguenze per l’economia. Mi preme ora soffermarmi su un’osservazione di queste settimane di lockdown per una delle sue conseguenze più nefaste.

Premessa

Nella progressiva diminuzione della garanzia dei diritti costituzionali, si sono palesati con forza molti divari; tra questi, più evidente di altri, ne esiste uno tra cittadini che hanno un potere di contrattazione con la politica e coloro che invece, per varie cause, ne sono succubi. Sostanzialmente si tratta di un’amplificazione di storture presenti prima della crisi Covid, ma che ora si configura come una carenza nel diritto di cittadinanza per alcune categorie, evidentemente non considerate nella loro pienezza di cittadini: bambini, disabili ed anziani stanno subendo le conseguenze peggiori e pagheranno il conto più salato, dal punto di vista sociale alla fine di essa; e, già da oggi, registrano una forte diminuzione dei diritti di cittadinanza. Oltretutto la politica e le istituzioni stanno mal rispondendo alle loro difficoltà e toccherà da ora in avanti riconsiderare i modelli dei servizi dedicati per l’inclusione nella comunità come cittadini pienamente titolari di diritti e di dignità. Ma andiamo per ordine e cerchiamo di analizzare al meglio gli aspetti emersi nella lettura di numerosi contributi, tutti segnalati nella sitografia in fondo a quest’articolo.

Divario economico e digital divide

@LaRepubblica

Tra i vari livelli di diseguaglianza creata dal COVID risulta evidente quella tra chi possiede delle garanzie economiche e chi non ha la possibilità di affrontare il costo che questa crisi comporta; tale iniquità, considerando gli strumenti necessari per affrontare la quarantena generalizzata e continuare ad avere un orizzonte esistenziale soddisfacente, si riscontra nel e digital divide, come diminuzione di cittadinanza appunto. Questo è importante soprattutto per chi ha dei figli, alle prese con la DAD (Didattica a distanza, NDA), che non sempre riesce a garantire adeguatamente le esigenze educative con i nuovi strumenti digitali, a causa anche della diminuita capacità del reddito per via della crisi. Ciò emerge chiaramente da un articolo di Vincenzo Galasso dalle pagine de’ “Il Sole 24 ore”, dove l’autore rimarca come “Il Covid-19 rischia di aumentare la disuguaglianza di reddito ampliata dalla crisi economica e di accentuare la povertà educativa dei più fragili”, auspicando una ripartenza proprio dalla scuola per ricostruire un Paese meno diviso anche dal punto di vista tecnologico.

DAD ed infanzia

@Corriere.it

Le difficoltà sopra descritte sono presenti nella cronaca di queste settimane, registrando la cattiva gestione (da parte di tutti, per inciso) della DAD, emersa persino durante il concertone del I° maggio scorso, anch’esso in formato “distanziato”. Queste difficoltà non sono vissute solo dalla scuola, ma anche lo sviluppo e la crescita delle bambine e dei bambini ne risentono, ponendo criticità anche nel rapporto tra genitori e figli. A tal proposito, Francesca Mannocchi dalle pagine web de’ “L’espresso”, rimanda una serie di testimonianze di madri che vedono regredire i propri figli per un malfunzionamento dell’apparato educativo nell’impostare adeguati percorsi formativi; chi ha figli inseriti in contesti scolastici tecnologicamente avanzati o, in generale, i ragazzi delle secondarie riescono in un certo qual modo a porre una pezza a tali difficoltà. Ma per la maggior parte invece risulta un’esperienza negativa, soprattutto con famiglie che hanno bambini delle primarie; in ogni caso, lì dove il divario digitale è maggiore, anche e soprattutto per cause economiche, la scuola pare essere assente o incapace nel fornire risposte alle esigenze di bambine e bambini che, è bene ricordarlo, sono cittadini con loro specifici diritti, tra i quali quello all’educazione. Pare quasi che l’agenzia educativa, dove si formano i cittadini del domani, stia abdicando al proprio ruolo, registrando molto spesso una latitanza ingiustificabile che destabilizza del tutto giovani vite non sufficientemente supportate nell’affrontare queste nuove sfide. Questo disagio è amplificato nel caso di nuclei familiari che hanno ragazze e ragazzi con disabilità gravissime e che stanno osservando una vera e propria regressione dei loro figli, un ritorno da posizioni che in alcuni casi hanno messo anni a raggiungere. In quest’ultimo caso, a premessa per ciò che segue, si registra la mancanza di indicazioni sulle attività socio-educative specifiche, impossibili da gestire con il distanziamento sociale.

Cosa faremo domani?

@Makerfairerome.eu

Parlando di disabilità sono tante le omissioni emerse in questa crisi caratterizzata dal lockdown, ma inevase sono anche tante istanze per la fase 2 e la ripartenza e viene da chiedersi se ad un “prima” costellato da difficoltà possa seguire un “dopo” che restituisca maggiore dignità di cittadini a milioni di donne ed uomini, milioni di famiglie. Tra le varie voci che lamentano tale mancanza in tutta Italia, ad esempio, Luca Nicolino – presidente dell’associazione “I buffoni di corte”, organizzazione attiva sul territorio del torinese e che opera con disabilità intellettive e cognitive – osserva: “realtà come la nostra che, non avendo indicazioni dal Governo, non sanno come programmare un piano di intervento adeguato, a breve-medio termine”; in maniera molto simbolica, questa associazione, assieme ad altre, ha lanciato una campagna di protesta dall’emblematico titolo “Cosa farò domani ?”.

La FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, NDA) è giunta all’elaborazione di un documento che propone tutte le misure necessarie per costruire una nuova visione di società, che restituisca, come dichiara il presidente Vincenzo Falabella, “cittadinanza piena e integrale alle persone con disabilità e alle loro famiglie”; Falabella ricorda inoltre “Il richiamo forte, chiaro e ineludibile all’eguaglianza e alle pari opportunità delle persone con disabilità con il resto della popolazione impone di avere una nuova visione che riduca tutte le forme di diseguaglianza aggiuntive e, tra queste, quelle di genere e di età.”. Salute, riabilitazione e abilitazione, Lavoro, Politiche e servizi per la vita indipendente, Inclusione socio-scolastica e processi formativi. Tanti gli aspetti, le sfide alle quali il governo e le istituzioni di ogni livello dovranno rispondere, ora più che mai, per superare questa crisi con la restituzione, dovuta, della dignità a cittadini della Repubblica. A tal proposito, dalle pagine di Superando, Carla Volpe (madre di una bambina con sindrome di Down, NDA), scrive che ora l’obiettivo dev’essere quello di rinascere dalle “macerie” del Covid-19, tutti, anche i soggetti più deboli, che devono avere il loro posto nella vita della comunità e concorrere al benessere dell’umanità”. Auspicio che condivido pienamente.

Gli anziani e le RSA

@Corriere.it

Il profondo senso di solitudine che vivono le persone disabili e le loro famiglie è condiviso da una categoria che ha ad oggi pagato il prezzo più caro al Coronavirus, ovvero gli anziani. Dalle pagine de’ “Il Riformista” si legge una storia emblematica di solitudine esistenziale di una donna fiorentina che si porta addosso un doppio dramma: il suo personale, di un’anziana non considerata nel contesto dove vive; quello del marito, ospite di una RSA e con sindrome di Alzaimer. Questa vicenda rimarca l’assoluta inadeguatezza alla cura e alla tutela di cittadini che hanno speso un’intera vita come tali, lavorando, contribuendo e costruendo questa nazione, ma che una volta soli (e la solitudine può avere varie origini) non hanno avuto gli strumenti per affrontare una crisi sanitaria durissima come questa. Come osserva Alberto Cisterna dalle pagine de’ “Il Riformista”, “forse dobbiamo chiederci se a pagare il prezzo di tutto ciò siano stati quelli con le pensioni minime, quelli che non potevano permettersi le case di riposo di lusso, quelli che i familiari hanno derelitto perché le pensioni non erano appetibili, quelli soli e senza un aiuto”. Ciò denota anche un profondo scollamento generazionale con gli anziani, problema non di poco conto, considerando che si tratta di coloro che nel bene e nel male hanno costruito l’Italia che viviamo oggi. Sempre Cisterna conclude che “toccherà all’intero Paese ricostruire, senza inganni e senza retorica, una relazione sincera e profonda con la generazione mietuta dal male nascosto”.

Se gli anziani, con evidenza, sono quei cittadini privati della loro cittadinanza perché non protetti e tutelati alle origini della pandemia, occorre anche indagare i luoghi che hanno visto questa moria della nostra memoria storica, le Residenze Sanitarie Assistenziali, un modello di welfare che in Italia ha mostrato tutta la sua debolezza, come raccontato da Simona Ravizza sulle pagine del “Corriere della Sera”. Le case di riposo, già fortemente in crisi prima dell’epidemia a causa di un sistema di welfare basato sul modello di ospitalità sanitaria (ovvero con utenti che entrano nel sistema di RSA già in una fase avanzata della terza età), sono sostanzialmente rimaste sole nella gestione degli anziani contagiati e nella prevenzione; ciò si è verificato anche per la distribuzione di dispositivi di protezione individuale. I singoli gestori hanno dovuto attrezzarsi in autonomia, cercando fornitori di Dpi su mercati esteri, andando incontro a enormi difficoltà, con ritardi nella distribuzione e inefficienze. Considerando le relazioni delle RSA con il tessuto territoriale, i rapporti con la rete ospedaliera e i servizi sanitari di prossimità sono stati bloccati per proteggere gli ospedali da un eccesso di ricoveri. Inoltre, le relazioni con i medici di famiglia sono state sporadiche. Ma la mancanza che ritengo più grave è che, sin dagli inizi dell’emergenza, l’attività di screening tramite i tamponi non è stata prevista in modo sistematico ed omogeneo per le Rsa sull’intero territorio nazionale, né sui casi sospetti tra gli ospiti né tra gli operatori». Capite benissimo che si tratta di una disfatta totale del sistema delle residenze per anziani e dell’intero sistema sanitario.

Auspici

Auspico che quanto prima, a seguito della crisi che viviamo senza precedenti, queste tre fasce di popolazione possano rivedere assegnata loro la dignità di cittadini con pienezza di diritti; a tal proposito chiediamoci tutti, sin da oggi – e chiediamolo alla politica -, se non sia il caso di rivedere i modelli dei servizi loro dedicati, volti al recupero del senso di comunità, organo complesso dove tutti i soggetti sono integrati e chiamati alla creazione del benessere collettivo, in cui tutti i soggetti sono portatori di legittimi interessi ed aspettative.

NB: Per approfondire i temi sopra esposti, leggi nell’ordine:

* Per i divari economici e il digital divide:

https://www.ilsole24ore.com/art/la-via-dell-equita-passa-scuola-e-digitalizzazione-ADFLFRN

* Per le difficoltà della scuola e dell’infanzia:

https://espresso.repubblica.it/attualita/2020/04/28/news/lettere-mamme-bambini-lockdown-1.347669

https://espresso.repubblica.it/attualita/2020/04/29/news/siamo-mamme-di-bambini-con-disabilita-gravi-per-i-nostri-figli-la-fase-2-non-esiste-1.347828

* Per il mondo delle disabilità:

Cosa farò domani? La domanda di tante persone con disabilità

Cittadinanza piena e integrale alle persone con disabilità e alle loro famiglie

Rinascere più umani, tutti insieme

* Per gli anziani e le RSA:

Solitudine e coronavirus. Liliana, 83 anni: “Piango tutto il giorno, nel mio condominio nessuno mi aiuta”

Anziani morti in abbandono, ricostruire relazione con la generazione mietuta dal male nascosto

https://www.corriere.it/esteri/20_aprile_23/coronavirus-strage-rsa-sette-cose-che-non-hanno-funzionato-8f5864c6-8594-11ea-b71d-7609e1287c32.shtml

Tra mancanze ed errori al via la fase 2 del lockdown.

Giuseppe Conte

La primavera incede, se ne avvertono già odori e sensazioni. Tra non molti giorni arriverà un primo rialzo delle temperature che darà il via ad una delle stagioni più entusiasmanti per il nostro Paese, dove natura, cultura e paesaggi si riempiono di colori, profumi, sensazioni e vita. Ma in questo drammatico 2020 tutto ciò sarà solo a beneficio della natura, appunto, perché le persone, noi cittadini, saremo ancora costretti a numerosi sacrifici sul piano delle libertà individuali, costrizione dovuta più dall’inadeguatezza delle decisioni che dallo stesso virus.

Il Governo presieduto da Giuseppe Conte (in Foto, Copyright Corriere della Sera), ha annunciato le nuove misure per uscire gradualmente dal lokdown, ovvero dal blocco di queste libertà individuali con progressività. Ma si tratta di una fase 2 dove occorrerà prendere delle accortezze; per l’aspetto mascherine, ad esempio, leggi qui,

https://www.fanpage.it/attualita/conte-prezzo-fisso-per-le-mascherine-a-50-centesimi/

tenendo conto che ad ogni campanello d’allarme dovremo nuovamente fermarci, rivivendo tra divieti e zone rosse, come spiegato qui.

https://www.fanpage.it/attualita/conte-su-fase-2-pronti-a-chiudere-di-nuovo-appena-risalgono-i-contagi/

Di seguito vediamo un aspetto che ritengo fondamentale e che accompagna queste misure e un paio di criticità, legate soprattutto alla parte di comunicazione istituzionale, fattore che non ha aiutato in queste settimane la comprensione del fenomeno da parte della popolazione e che risulta, a mio avviso, uno dei punti dolenti e di maggiore debolezza dell’esecutivo nella gestione di questa crisi, che ricordo essere comunque senza precedenti.

Per una panoramica, esaustiva, sulle misure previste dal nuovo DPCM puoi consultare quest’articolo, come premessa per tutto ciò che segue.

https://www.fanpage.it/politica/autocertificazione-visite-a-parenti-e-sport-cosa-cambia-con-la-fase-due-del-governo-conte/

Un tweet di Tito Boeri mi da lo spunto per innestare una riflessione, come anticipato. L’ex presidente dell’INPS (NDA) fa un distinguo, che a livello governativo non è stato considerato, tra “distanziamento sociale” e “distanziamento fisico”, e i termini non sono di poco conto. Puoi leggere il tweet qui.

La differenza sta nel fatto che, come sembra palese, si è operato nella direzione di un maggiore distanziamento sociale appunto, confondendolo con il mero distanziamento fisico tra le persone; quello sociale, invece, è già implicito tra le conseguenze della crisi, volendo considerare all’aspetto economico di questa vicenda; per questa emergenza non si è considerato la realtà dei vari strati di popolazione in sofferenza anche prima della crisi per storture strutturali del nostro paese, come le fasce più deboli (anziani, bambini disabili). La strage Nelle RSA, l’assenza di decisioni specifiche per le persone con disabilità, di cui quali puoi leggere qui

Il Comitato per la Bioetica: bene l’impostazione, ma carenze sulla disabilità

(a proposito delle scelte di sanità pubblica in relazione alla cura) e l’approccio della didattica a distanza per i bambini in tenera età in particolare son il vero tallone d’Achille dal punto di vista della creazione delle politiche pubbliche in relazione alla crisi del Corona Virus, dove la lentezza e l’incapacità di instaurare processi di Policy making sono palesi e rischieranno di creare futuri problemi strutturali al nostro Paese, che già su certi aspetti non aveva modelli continuativi sul territorio, e che richiederà una nuova definizione di taluni modelli.

Arianna Cavallo, ad esempio, qui descrive molto approfonditamente ciò che accade nell’universo scuola con tutte le sue criticità.

https://www.ilpost.it/2020/04/25/sulla-scuola-non-ce-un-piano-ed-e-un-problema/

La confusione del mondo politico, generalizzata per tutti i temi, ma volendo rimanere sul discorso della scuola, rende chiara l’inadeguatezza di tutti questi personaggi nella gestione degli aspetti più sensibili della nostra comunità. Rimane, certo magra consolazione, la figura del presidente della Repubblicaconfusione del mondo politico, generalizzata per tutti i temi, ma volendo rimanere sul discorso della scuola, rende chiara l’inadeguatezza di tutti questi personaggi nella gestione degli aspetti più sensibili della nostra comunità. Rimane, unica consolazione, la figura del presidente della Repubblica a restituire un po’ di dignità alle istituzioni, come puoi leggere qui rispetto alle difficoltà della scuola come comunità.

https://ilmanifesto.it/scuola-maggioranza-divisa-il-colle-la-scuola-e-comunita/

“Se ami l’Italia, mantieni le distanze”,, l’ultimo slogan coniato dalla comunicazione della Presidenza del Consiglio, sembra quindi un vergognoso schiaffo in faccia alla popolazione tutta, ma fasce deboli in particolare, che stanno tentando in tutti i modi di attenersi da due mesi alle indicazioni date dalle autorità sanitarie, addossando sui cittadini ogni forma di responsabilità per ciò che accadrà in futuro e questo sembra inaccettabile; per il semplice fatto che molto di ciò che accadrà domani (leggi nei prossimi 15-20 giorni) dipenderà dall’inadeguatezza delle scelte di politica sanitaria, sia a livello centrale che locale, visto che come al solito si procede in ordine sparso.

Questa considerazione è avallata ulteriormente dal fatto che dal discorso del presidente Conte ci si aspettava, nel descrivere questa fase 2 di “convivenza con il virus”, come egli l’ha definita, maggiori informazioni sulle strategie del Governo su tamponi e tracciamento, il vero nodo della questione, come Andrea Crisanti spiega molto bene qui

https://www.globalist.it/news/2020/04/27/fase-due-del-coronavirus-crisanti-come-evitare-l-impennata-dei-contagi-2057099.html

come emerso anche in un’intervista di Filippo Solibello su Caterpillar di radio2 RAI con il virologo Pregliasco, che dichiara che “per la parte sanitaria ci stiamo attrezzando, i materiali arrivano e i centri di analisi continuano ad essere accreditati”, trovando l’unico conforto, come spesso accade per tutta la vicenda COVID, nelle donne e negli uomini di scienza che, però, non sono né da confondere né possono sostituirsi alle donne ed agli uomini che gestiscono ed indirizzano il Governo, ad ogni livello.

Concludo con una riflessione amara: dalle disposizioni, già carenti per la parte di Politica sanitaria e altre Policy, per le scarse attenzioni alla scuola e all’infanzia, è del tutto assente la parte riferita alla cultura che, come molti hanno fatto notare, è sparita dalle varie disposizioni. Eppure questo è un paese che sulla cultura fa muovere tanto PIL, sia come economia dei contenitori culturali che come industria della cultura. Bene, su questi aspetti è tutto molto fuligginoso, opaco, per non dire colpevolmente ignorato.

Riusciremo a riprendere un nuovo cammino se scuola, cultura e Politica /con la P maiuscola) saranno ancora assenti dall’orizzonte del Paese?