Settimana molto intensa. State in campana! Update 25-26-27 giugno 😉

Care lettrici e cari lettori di OpposteVisioni, la settimana che si apre oggi è molto importante per alcuni appuntamenti che cercherò di seguire dal blog con considerazioni e, dove possibile, testimonianza diretta. Il grosso degli appuntamenti che seguirò saranno concentrati nella seconda parte ella settimana, ma andiamo per ordine.

Giovedì 25 giugno

Rilanciata qui dal blog e dal mio profilo twitter, la settimana per le battaglie sui diritti civili si apre con la manifestazione del 25 giugno in Piazza Montecitorio quando tra le 10:00 e le 13:00 porteremo germogli di legalità e ribadiremo con la campagna di disobbedienza civile #IoColtivo che la cannabis è Meglio Legale per tanti motivi, e chi segue il blog sa che sono abbastanza meticoloso nel passare informazioni e spesso ho articolato ragionamenti in merito.

Venerdì 26 giugno

Anche quest’anno c’è il classico appuntamento, come da undici edizioni, di FuoriLuogo che presenta il libro bianco di forum droghe sul consumo delle varie sostanze stupefacenti in Italia, importante strumento che da più di un decennio restituisce il focus sul consumo delle droghe nella popolazione, strumento che sarebbe utile per attuare delle corrette policy nel settore, se la politica nostrana si occupasse più della società e meno delle boiate di questo o quella leader sparate a destra o manca.

Sabato 27 giugno

L’associazione Luca Coscioni invita ad un appuntamento sul tema delle barriere architettoniche. Tra le 09:30 e le 13:30 si terrà un webinar dal titolo “no barriere, in ogni senso”, momento di approfondimento e rilancio delle iniative dell’associazione in materia di diritti delle persone con disabilità, in particolr modo riferiti alla mobilità personale. Programma, informazioni e modalità per iscriversi al convegno li trovate Qui.

Sul territorio

Inoltre sabato io e Sonia saremo impegnati in attività collaterali e riferite al Disability Pride come rete, più che come appuntamento. Saremo immersi nel contesto di Santa Severa, prima con una passeggiata accessibile alla scoperta di bellezze architettoniche e naturalistiche, ma poi coinvolti nel ragionamento della Coscioni ed usare questo appuntamento come strumenti di lancio per il più ampio tema dell’accessibilità del territorio, che comprende gli aspetti del godimento di beni artistici e naturalistici (art. 30 della convenzione ONU del 2006, NDA), fino ala rete della mobilità e alla previsione del PEBA (Piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche), battaglia viva e attiva in molte comunità grazie alla Coscioni e ad altri soggetti della rete Disability Pride.

Quindi state in campana, non mancheranno contenuti e testimonianze su questi appuntamenti ed altri aspetti.

Buona settimana a voi tutte/i!

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L’amnistia Togliatti. La mancata Norimberga italiana: un colpo di spugna

Casualmente, per tutt’altro motivo, ieri rilanciavo

ed oggi vi propongo un articolo su Palmiro Togliatti, non nella veste di compagno di vita della prima presidentessa della camera dei deputati, bensì come uomo politico responsabile del ministero degli interni nella delicata fase di passaggio e transizione dal fascismo alla Repubblica democratica.bensì come uomo politico responsabile del ministero degli interni nella delicata fase di passaggio e transizione dal fascismo alla Repubblica democratica. Alla vostra sensibilità personale domando ogni valutazione sugli accadimenti come descritti nell’articolo che segue, ma la più generale osservazione che ancora oggi paghiamo le conseguenze della decisione di allora mi sembra evidente sotto gli occhi di tutti. Buona lettura

Esterno, campo lungo, carrellata sul Palazzo Ducale e sulla Cattedrale – che permettono di riconoscere il centro storico di Ferrara –, quindi sui …

L’amnistia Togliatti. La mancata Norimberga italiana: un colpo di spugna

ACCADDE OGGI, 20 GIUGNO 1979: NILDE IOTTI DIVENTA LA PRIMA DONNA PRESIDENTE DELLA CAMERA

Ci sono alcune date importanti nel calendario civile di un paese. quando la camera dei deputati vide l’elezione per la prima volta di una donna alla sua presidenza possiamo dire che la nostra democrazie a, secondo le pari opportunità dettate nell’articolo tre della costituzione, sicuramente compiuto un passo in avanti verso una sua piena affermazione. Nilde Iotti, sì è stata eletta per tre volte alla presidenza di palazzo Montecitorio, evidentemente come politica, come donna delle istituzioni e come cittadina aveva qualcosa di più. Certo, essere donna non vuol dire essere sicuramente la migliore guida. Guardiamo ad esempio all’esperienza e alla figura, controversa per la cronaca anche oggi, di un’altra donna presidente della camera come Irene Pivetti. Però quell’esperienza è servita per vedere poi un’altra figura femminile importante seduta sullo scranno più alto della camera dei deputati, come Laura Boldrini, persona più consona ed erede più coerente dell’esperienza della Iotti. Se consideriamo complessivamente il periodo da quel 20 giugno 1979 ad oggi, in 41 anni, per ben 23, la camera dei deputati è stata guidata da una donna, con vicende alterne. Comunque, ad ogni modo, anche se tanta è la strada verso le pari opportunità si tratta di un dato di cui compiacersi…Se consideriamo complessivamente il periodo da quel 20 giugno 1979 ad oggi, in 41 anni, per ben 23, la camera dei deputati è stata guidata da una donna, con vicende alterne. Comunque, ad ogni modo, anche se tanta è la strada verso le pari opportunità si tratta di un dato di cui compiacersi…

Il 20 giugno del 1979 per la prima volta in Italia una donna, Nilde Iotti, viene eletta Presidente della Camera dei deputati.

ACCADDE OGGI, 20 GIUGNO 1979: NILDE IOTTI DIVENTA LA PRIMA DONNA PRESIDENTE DELLA CAMERA

#IoColtivo a Montecitorio il 25 giugno!

Gli ideatori della campagna #IoColtivo alla quale io e Sonia abbiamo aderito vede un suo importante evento il prossimo 25 giugno, quando rispettando ogni regola dettata dal periodo, si attende in piazza Montecitorio un certo numero di attivisti antiproibizionisti per ribadire alla politica che è il momento di agire per la regolamentazione del consumo e dell’autoproduzione, per la legalizzazione e, sotto il controllo del monopolio dello Stato come per alcol e tabacco, regolamentarne la vendita e la certificazione degli standard qualitativi della cannabis. Ma soprattutto chiederemo che finalmente si agisca per sottrarre potere economico alle varie organizzazioni criminali.

I numeri sono inequivocabili, sia perché è il momento di tutelare centinaia di migliaia di consumatori di cannabis, sia per l’economia che si potrà generare, ad ogni livello, da una completa normazione, regolamentazione e messa a regime economico di questa meravigliosa, e non solo stupefacente, pianta.

Adesso basta, non è più il tempo della caccia alle streghe, è ora di legalizzare! Di restituire piena dignità ad una pianta utile.

Il 25 giugno saremo in piazza anche noi per portare di fronte alla sede deputata a rappresentare la democrazia nel nostro Paese il germoglio della legalità.

La coltivazione ad uso personale tra assenza della politica e supplenza della giurisprudenza

Per la campagna #IoColtivo, o almeno per le azioni concrete della mia personale adesione, ritengo importante informare, anche puntualmente, riportando la voce degli attori principali in ambito antiproibizionista, come quello del Forum Droghe. Pertanto mi sembrava importante dare conto di un appuntamento molto importante dal punto di vista del dibattito in merito alla recente sentenza della Cassazione.

Lunedì 8 giugno si è svolto un webinar dal titolo “Coltivazione di cannabis ad uso personale. Dalla Cassazione alle aule dei tribunali”, seminario online introdotto da Leonardo Fiorentini, direttore di FuoriLogo, Che ne è stato l’organizzatore. I relatori, gli avvocati Elia De caro (associazione Antigone), Fabio Valcanover, il Presidente di Magistratura Democratica e giudice di Sorveglianza Riccardo De Vito e il Direttore di Forum Droghe, già sottosegretario alla Giustizia, Franco Corleone, si sono confrontati sugli scenari aperti con la sulla sentenza della cassazione sulla coltivazione domestica di cannabis. Tutti gli ospiti hanno chiosato sull’assenza della politica in materia, quindi la mancanza dell’attività parlamentare nella produzione di leggi che diano una norma certa, ad oggi orientata, se non dettata, dalla giurisprudenza. Ma vediamo un po’ più nel dettaglio, seppur per veloci schizzi, gli aspetti principali emersi durante il seminario e che denotano un rischio per lo stato di diritto per migliaia di persone, rischio aumentato dalla genericità delle norme in materia di coltivazione delle piante di cannabis.

L’avvocato Fabio Valcanover fa una lettura analitica della sentenza, evidenziando i tratti di maggior interesse per rimarcare l’indeterminatezza dettata dall’assenza di una norma che stabilisca dei parametri di valutazione. Ad esempio, egli si chiede, come si può oggi definire in senso univoco il concetto di minime dimensioni, domandandosi appunto se siano di “minime dimensioni” delle piante con la portata della sentenza in oggetto, rilevando pertanto già che non si legge una uniformità di valutazione nella stessa sentenza. La seconda questione rilevata da Valcanover si apre con la considerazione che la Cassazione potrebbe aver aperto ad una estensione di diritto sulla coltivazione ad uso domestico, anche se altri giudici potrebbero non tener conto della giurisprudenza ed appellarsi esclusivamente alla normativa vigente, comunque repressiva. Il problema consiste di fatto nel rilevare la tipicità della condotta, ovvero se sussista l’ipotesi di coltivazione di piante per la destinazione costituente reato (ovvero lo spaccio). Ma in senso positivo verso la presenza di una norma chiara, che aiuti anche il difficile ruolo del giudice nel dover valutare individualmente ogni volta, vi è anche buona parte della magistratura.

Riccardo De Vito, Presidente del sindacato delle toghe Magistratura Democratica e giudice del tribunale di sorveglianza, nel suo intervento parte dal quesito che il giudice si è posto sull’”offensività”, ovvero sulla capacità del coltivatore ad uso personale di ledere le sfere di altri diritti. Per giungere ad una soluzione vi sono due sentieri: la verifica della conformità della pianta al tipo botanico o la necessaria valutazione della lesione della salute pubblica tramite circolazione della sostanza che se ne derivi. De vito afferma che da questo bivio non se ne è mai usciti perché i criteri sono variabili, cioè non dettati per legge, ma totalmente lasciati alla singola decisione del giudice. Per questo ne vediamo alcuni propensi a spostare il discorso sulla parte dell’ordine pubblico ed altri sugli aspetti della salute pubblica. Il presidente di Magistratura Democratica rileva poi come le sezioni unite della Corte di Cassazione, in questa sentenza, hanno fatto una sorta di “mossa del cavallo”. Infatti, il reato di coltivazione si può determinare al di là della quantità e presenza del principio attivo, ma tutto questo è vero se parliamo dell’effettivo verificarsi del reato di coltivazione; infatti alcune condotte riferite all’uso personale non si possono determinare come coltivazione rilevante dal punto di vista penale. Mossa importante questa, rileva De Vito, da parte della Cassazione, perché tende a riempire i solchi lasciati dall’attività della Corte Costituzionale, che in una sentenza del 2016 afferma che è irragionevole punire chi coltiva ad uso personale e non punire chi detiene ad uso personale, che potrebbe il più delle volte essere la stessa persona, individuando in un certo senso la tipicità della coltivazione ad uso personale. Le maggiori difficoltà, rileva il giudice De Vito, stanno proprio nell’identificare con certezza la fattispecie e cita per questo alcuni passaggi della sentenza, sopratutto quelli riferiti ai “mezzi rudimentali”, “domestico”, “modestissime quantità”, che risultano essere dei concetti elastici. Inoltre, continua a chiedersi il giudice, a proposito della rudimentalità, la tecnica agraria usata per una sola pianta fa cadere il concetto di coltivazione domestica, evento tale da rendere la condotta offensiva? L’ostacolo sta proprio nel fatto che questa situazione comporta la frizione con il principio di legalità, per l’assenza della norma che ne determini i parametri; la sua personale previsione è che nell’incertezza, l’attività di polizia giudiziaria continuerà a vedere il sequestro delle coltivazioni domestiche; ma continuerà ad esserci anche una disparità di trattamento a seconda dei vari tribunali.

Franco Corleone, già sottosegretario del Ministero di Giustizia e direttore del Forum Droghe, nel suo intervento si concentra sugli aspetti di tipo culturale e le valutazioni etiche, guardando ad esempio al ruolo della cannabis terapeutica, ormai dichiarata dalla scienza come medicina. Nel tempo ogni magistrato ha scelto delle vie per risolvere la questione della coltivazione domestica, ricordando che alcune sentenze affermano che la condotta non costituisce reato se, ad esempio, la pianta non ha effetto drogante, fatto impossibile con la cannabis se considerato il valore sempre presente del THC tra i suoi componenti, anche se sotto una certa soglia. Corleone loda le prese di posizione avanzate dal punto di vista della cultura giuridica quelle della magistratura, assieme a quelle della scienza, sulla coltivazione domestica e il consumo personale di cannabis, ricordando che l’attuale ministra Lamorgese, come l’ex ministro degli interni Salvini, condivideva recentemente l’idea di eliminazione della previsione di “lieve entità”, rischio anche per questa sentenza della Cassazione, che riceverebbe così un duro colpo rispetto a future applicazioni. Corleone auspica che il Parlamento valorizzi la sentenza della Cassazione, al fine di mantenere la previsione dei fatti di lieve entità e che affronti quanto prima la discussione su una norma che legittimi la coltivazione ad uso personale.

Ad un certo punto mi sono chiesto una cosa semplice, prendendo spunto dalla situazione personale . Rispetto a questa indeterminatezza, considerando che comunque potrebbero restare da un procedimento le sanzioni amministrative, come quelle sulla patente di guida; nello specifico facevo presente che come persona non vedente non ho molte altre possibilità di riuscita nella coltivazione ad uso personale se non con l’impiego di qualche piccolo mezzo, necessario per lo sviluppo di una biomassa vegetale (box e lampada) considerando la doppia caratteristica di contesto urbano e necessità di utilizzare spazi ridotti. Sulla mia domanda, l’avvocato Elia De Caro osserva che è difficile, appunto, dare risposte certe, proprio perché dipende dagli operatori che si possono incontrare; egli rileva il mutare della coltivazione, anche per la contingenza del contesto urbano, dove essa praticata in esterno non è possibile. Un consiglio pratico che deriva dalla mia domanda è quello di cercare di evidenziare sin da subito la finalizzazione della coltivazione per il consumo personale e determinare pertanto l’assenza dell’indice di cessione. Concretamente, consiglia De Caro, dichiarare sin da subito nel controllo di polizia che si tratta di coltivazione ad uso personale, legando questa dichiarazione a quella di essere un consumatore e, dove possibile, indicare anche un quantitativo giornaliero e il perché del consumo.

Per concludere brevemente, occorre sempre più una presa di posizione di responsabilità della politica e il Parlamento deve intervenire per colmare il vuoto normativo, visto che c’è una proposta di legge di iniziativa popolare in merito depositata a Montecitorio dal 2016 e che dagli inizi degli anni Novanta sono stati segnalati alle prefetture più di novecentomila cittadini come consumatori.

Sarebbe il caso e il tempo di intervenire per garantire lo Stato di diritto e la certezza della norma, proprio per tutelare quelle centinaia di migliaia di persone che scelgono di consumare e coltivare la pianta di cannabis ad uso personale, se non proprio consumarla ad uso sanitario.

Madri d’Europa

Tra il 7 e il 10 giugno 1979 si sono svolte le prime elezioni per formare l’assemblea del parlamento europeo, istituzione centrale nella complessa architettura dell’unione. la stessa comunità europea, poi Unione Europea, ha visto il contributo pesante ed attivo, ma non sempre riconosciuto, di alcune donne. Questo articolo, che presenta un libro dedicato all’argomento, restituisce visibilità ed onore alla componente fondamentale senza la quale il progetto europeo, forse, non sarebbe arrivato.

Recensione. Le Madri fondatrici dell’Europa. A quarant’anni dalle elezioni europee del 1979. Di Maria Pia Di Nonno Molte persone ricordano i nomi dei…

Madri d’Europa

Donne socialiste tra Ottocento e Novecento. Intervista a Fiorenza Taricone

È da poco uscito l’ultimo libro di Fiorenza Taricone dal titolo Politica e cittadinanza. Donne socialiste tra Ottocento e Novecento nella Collana …

Donne socialiste tra Ottocento e Novecento. Intervista a Fiorenza Taricone

La destra italiana tra rappresentazione veterofascista ed apologia della mafia, con uno sgombero atteso da quindici anni.

Il trend registrato in ambito culturale nel Paese, con certi episodi, ancora descrive un’Italia profondamente retrograda, legata a vecchi retaggi e, fatto ancora del tutto inspiegabile, legata ad un potere dalle vecchie rappresentazioni, come accennavo nel post sui blitz del 4 giugno.

Per quanto riguarda le manifestazioni del 2 giugno della destra italiana registro solo che si vede viva una subcultura che agisce come se la presenza della mafia sia normale, ne determina la sua essenza con la rappresentazione plastica di un’entità fallibile. “La mafia ha sbagliato fratello” è l’apologia dell’essenza mafiosa, perché in grado di agire per proprio conto con violenza, ma vicina a noi perché percepita come fallibile, se tale posizione sostiene un’eversiva offesa della prima carica dello Stato; non credo di esagerare dicendo che si tratta di un sentimento diffuso in quella sconcia rappresentazione di questa destra fintamente democratica.

Attenzione, il messaggio che si vede nel video diffuso da Globalist è la condizione mentale, culturale, di molti italiani. Apprezzo sempre di più la figura di Michele Ansaldi, in tempestivo primo piano per la denuncia di queste ignobili rappresentazioni di neofascismo nel nostro Paese.

Mi resta comunque il sapore di un’impunità dei fascisti, come dimostra la vicenda del Palazzo abusivamente occupato nel centro di Roma e che finalmente vede la Notifica di sequestro dello stabile. Esistono norme che dovrebbero tutelarci dal ritorno del fascismo. Esistono norme che puniscono le offese al Presidente della Repubblica, esistono norme di buon senso che indicano l’esempio da seguire, anche per la reale percezione dei fatti e del mondo. Ma invece siamo sempre al punto di cercare di scardinare con la ragione quel sentimento profondamente diffuso nell’ossatura del Paese, che legittima il potere mafioso, offende il Presidente, manifesta la sua natura fascista, ignora le regole della civile convivenza e le decisioni contingenti delle autorità. Eversivi è poco.