I Disabili Pirata tra lotte per i diritti e movimenti popolari

Costruzione della RampaDellaPace-Milano-19.9.2020

Non ti abbattere, abbatti le barriere!

Premessa

A ridosso della costruzione della Rampa della Pace a Milano dello scorso settembre ho sentito uno dei fondatori dei movimenti di disabili tra i più interessanti nel panorama nazionale, dove la disabilità è abile, attiva e promotrice di vecchi e nuovi diritti. Qui potete leggere l’intervento dalla pagina del Disability Pride Network.

Logo Disabili Pirata

Chi sono i “pirati”

I Disabili Pirata, anche nell’accezione di Abbatti Le Barriere, sono movimenti di azione dal basso, attivi da più di tre anni; sviluppatisi inizialmente a Milano e nel nord Italia, ad oggi raccolgono esperienze dalla Val di Susa alla Sicilia, come ci racconta Andrey Chaykin, tra i fondatori dei due gruppi.

Logo AbbattiLeBarriere

Pensieri e azione

Passiamo alle parole di Andrej, da contestualizzare in un quadro movimentista, dinamico, habitat naturale per un personaggio molto frizzante che con azioni dal basso difende concretamente propri e altrui diritti.

Andrej Chaikin

Andrej, che suggestioni ti crea la “diversità”, da disabile, da attivista, da cittadino.

Tutti siamo diversi. Credo che la diversità sia una ricchezza di ognuno e un tratto che ogni persona porta con sé. Al posto di usare la diversità per discriminare ogni persona dovrebbe invece migliorare questo contesto sociale, in maniera globale, proprio a partire dalle diversità. La gente con la mentalità chiusa è destinata a scomparire.

Come affronti le barriere?

Le barriere sono collegate con vari aspetti della disabilità. Vanno abbattute, a partire da quelle architettoniche – che sono barriere reali – fino a quelle mentali e culturali.

Sei una persona disabile, ma sei anche una persona di origine straniera. Quale la percezione che hai, su questi due livelli, dell’accoglienza?

Ho affrontato con tante difficoltà la mia disabilità quand’ero in Russia, ma giungendo in Italia mi sono integrato. Tra le varie esperienze ricordo positivamente come sono stato accolto calorosamente a scuola quando sono arrivato. L’accoglienza nelle scuole si sviluppa più spontaneamente, forse a livello sociale si ha più difficoltà.

A cosa pensi quando si parla di diritti?

Be’, è una bella parola e molto impegnativa. Più diritti per tutti, senza distinzione di sorta. Sono un portatore di una lotta per i diritti, una di quella più inclusive, ispirato – pensando ai diritti, alla figura di Martin Luter King. Noi rappresentiamo gli ultimi, persone a volte senza voce. Occorre poi non dimenticare mai che ognuno prima o poi può incappare nella disabilità. Lottar per i diritti di pochi, quindi, vuol dire lottare per i diritti di tutti.

Andrej percorre la RampaDellaPace

Il 19 settembre 2020, a Milano, siete stati impegnati in una importante manifestazione, volta a sensibilizzare in merito ai diritti negati alle persone con disabilità, iniziando proprio dalla mera accessibilità dei luoghi. Che impressioni hai avuto?

Più che positive! C’è stata una grossa manifestazione avvenuta coscienziosamente e nel rispetto delle norme anti-Covid. Oltre ai Disabili Pirata ci sono stati altri interventi di tipo politico e sociale, con chiare richieste dalla cittadinanza non solo milanese, ma anche dell’hinterland, per una città, un Paese più sensibile e inclusivo. Dentro questa cornice di realtà autogestite, noi abbiamo trovato il giusto spazio per esprimere il nostro disagio sociale di persone con varie disabilità. Tramite la “rampa della pace” abbiamo lanciato un messaggio forte e chiaro a tutti. Che i noi disabili sappiamo essere anche pirateschi e avventurieri, che non ci fermiamo di fronte a nulla e ci ribelliamo per tutti coloro che sono oppressi, anche se non se ne rendono conto. Inoltre non eravamo pochissimi, bensì molte persone determinate,uscite dal “loro quadrato” per unirsi a noi.

Quali sono i messaggi che i Disabili Pirata hanno lanciato alla società e alla politica in quell’occasione?

Direi che è una fetta di società importante e impegnata costantemente nel sociale a lanciare il messaggio a chi amministra a tutti i livelli e agli altri cittadini poco sensibili o ignari di ciò che succede in città. I messaggi sono chiari: fermare la “caccia alle streghe” che molte regioni praticano. Si parla di rispetto verso chi vive ai margini della società, che intraprende la strada dell’occupazione a fine abitativo, ma anche chi è costruttivo nel senso del recupero di spazi altrimenti abbandonati al vero degrado. Se non ci fosse stato, ad esempio, il Collettivo della cascina Torchiera, che fine avrebbe fatto uno spazio che affonda le sue radici nel 1400? Si trattava di un luogo lasciato a marcire, ora invece è uno spazio accessibile. Vogliamo che le pubbliche amministrazioni riconoscano la pratica dell’autogestione, dell’auto-organizzazione delle persone in gruppi, comitati o collettivi che, avendo cura degli ambienti e degli spazi circostanti, possano prendersene cura senza essere perseguiti e oppressi da una legge ingiusta, scritta da chi non ha mai fatto delle lotte sociali o vissuto una difficoltà. Lo stesso problema colpisce anche noi Disabili. Chi ha fatto le normative sul trasporto, ad esempio, riservandoci solo 2 posti sul treno non sa nulla di noi persone con disabilità e si permette di giocare con i nostri diritti, come la libertà di spostarsi.

Logo Cascina Torchiera

Quali sono le priorità per il 2021?

Una delle priorità è sicuramente l’abbattimento delle barriere. Se aspettiamo una iniziativa autonoma in tal senso delle istituzioni a volte può capitare la demotivazione; un altro paio di maniche è quando siamo noi a sollecitare le istituzioni. Occorre maggiore consapevolezza attorno al mondo delle disabilità; con Disabili Pirata portiamo avanti anche attività di consulenza e siamo molto richiesti su Milano, come altrove, sia dal pubblico che dal privato. Ecco, occorre continuare su questo percorso di consapevolezza”. In tal senso seguiremo come Disabili Pirata questa rete sociale fatta dagli spazi, comitati, collettivi e simpatizzanti, per far capire anche due termini importanti da includere nel dialogo generale: Accessibilità e Abilismo. Questo compito continueremo a portarlo avanti non solo tra gli spazi autogestiti, ma anche al pubblico e al privato, cercando di creare un dialogo.

Follow up

Politico incalzato da Andrej in fuga @

Andrej e tutti i Disabili Pirati e Abbatti le barriere sono l’esempio concreto di quell’”abilismo” che rende attiva e dinamica la disabilità, soprattutto nel momento in cui le persone con handicap, pienamente consapevoli, rivendicano diritti e chiedono conto della loro mancata applicazione ad istituzioni e politicucci, come testimonia questo video dello stesso Andrej dove incalza l’ennesima mezza calzetta che usa le disabilità solo come collante per la poltrona su cui siede.

https://fb.watch/32wx4mYKcw/

Leggendo tutto ciò risulta che quella dei Disabili Pirata si denota come una realtà molto dinamica. Un movimento che conserva viva la sua natura “dal basso. Complimenti e grazie di questo approfondimento ad Andrej. A presto!

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Partecipazione alla vita politica e pubblica. Via @AccessoTotale del network del @DisabiliPride

Riflessioni sempre utili sulla Convenzione dell’ONU sui diritti delle persone con Disabilità provenienti da una realtà del Disability Pride.

L’art. 29 della Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità fa riferimento alla partecipazione alla vita politica e pubblica da parte …

Partecipazione alla vita politica e pubblica

Il CBD come “terapia promettente” per trattare la dipendenza da cocaina e anfetamina

Da questo sito, che informa puntualmente su tutte le evoluzioni riferite all’impiego di cannabisDa questo sito, che informa puntualmente su tutte le evoluzioni riferite all’impiego di cannabis terapeutica, segnalo dei dati interessanti riferiti al contrasto della tossico dipendenza con l’utilizzo di CBD. Questa interessante nota di tipo scientifico e da incrociare con il dato proveniente dal Portogallo, dove è calato drasticamente l’uso di cocaina e il tasso generale di tossico dipendenza. Evidentemente il sistema antiproibizionista portoghese funziona.quando ci accorgeremo in Italia che il mondo continua ad andare avanti mentre noi siamo fermi al pregiudizio?Questa interessante nota di tipo scientifico e da incrociare con il dato proveniente dal Portogallo, dove è calato drasticamente l’uso di cocaina e il tasso generale di tossico dipendenza. Evidentemente il sistema antiproibizionista portoghese funziona.quando ci accorgeremo in Italia che il mondo continua ad andare avanti mentre noi siamo fermi al pregiudizio?

La cannabis potrebbe essere un’arma efficace nel trattare la dipendenza da cocaina. E’ ciò che risulta da una meta-analisi di 14 studi scientifici …

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Se non ora quando! Impressioni su #Iocoltivo a Montecitorio

Spinello con Montecitorio sullo sfondo

Nelle righe che seguono alcune riflessioni, ricordi, notizie, fotografie e video frutto della giornata del 25 giugno scorso, quando di fronte al parlamento italiano è arrivata la protesta di chi vuole la canapa legale.

Riccardo Magi con una pianta di canapa in mano.. Foto @facebook

“Arrivando in questa piazza sento il profumo, il buon profumo della libertà”. Così apre il suo intervento il deputato Riccardo Magi nella manifestazione di giovedì scorso a Montecitorio per chiedere una revisione della politica proibizionista sulla cannabis. In effetti in piazza un buon profumo si sentiva, di una cannabis coltivata per vari usi e che spandeva aromi piacevoli fra tutti i partecipanti, che seppur seguendo ogni norma prescritta, hanno superato le aspettative degli stessi organizzatori.

Panoramica della piazza

Parlamentari, malati, imprenditori, medici e semplici consumatori hanno ascoltato partecipi molti interventi che ribadivano la necessità di una netta politica antiproibizionista sulla cannabis per tante ragioni. In anticipo sulla presentazione del libro bianco sulle droghe al Parlamento di quella stessa mattina, sono intervenuti molti rappresentanti del network di Forum Droghe, che ha elaborato il libro bianco, ma anche associazioni, rappresentanti del mondo dei Cannabis social club, della canapa legale, gruppi di consumo e tantissime altre realtà.

La manifestazione si apre con la notizia diffusa da Marco Perduca del fermo di Matteo Mainardi dell’associazione Luca Coscioni per aver portato in piazza la sua pianta coltivata durante la campagna di disobbedienza civile.

Il fatto è conseguenza di ciò che sia in apertura in piazza che come preannunciato dalla stessa coordinatrice di #IoColtivo Antonella Soldo già dalla sera prima, comunicando che la questura aveva emesso una diffida in tal senso verso la sua persona, come potete sentire Qui..

MeglioLegale ha attivato una raccolta fondi, che consiglio di sostenere anche con una cifra simbolica, per fare fronte alle spese legali per Matteo e tutti coloro che avranno conseguenze per aver aderito alla disobbedienza civile coltivando una piantina di cannabis in casa.

Antonella Soldo

Tornando alla piazza, Antonella Soldo apre la manifestazione ricordando come la questura di Roma, come era suo compito fare per avere ricevuto la notizia che volevamo portare delle piante e procedendo al fermo di Matteo Mainardi, da ironicamente la notizia che ci sono più di 2000 persone autodenunciate sui social come coltivatori e sono stimati più di 100000 persone che ogni hanno si autoproducono cannabis in forma domestica, invitando le forze dell’ordine a venire a cercarci a casa. Sono le 10:30 del mattino circa e l’entusiasmo già è alto.

Intervento di Antonella Soldo
Filomena Gallo

Interviene poi Filomena Gallo, segretaria della Luca Coscioni, ricordando la proposta di legge Legalizziamo Afferma come la maggioranza di adesso avrebbe i numeri per approvare questa o altra legge in merito. Ricordando poi il proprio timore verso le sostanze stupefacenti, per sottolineare che nessuno stigma deve giustificare il proibizionismo, ribadisce anche come pur non essendoci una regolamentazione sulla cannabis ne esiste un mercato che, in sostanza, è giunto il momento di definire con regole certe, oltre a denotare il fatto che l’Italia comunque ne è produttrice. Segnalo una simpatica risposta a Filomena da Benedetto della Vedova, segretario di +EUROPA, che ricordando nel suo intervento anche le trascorse battaglie antiproibizioniste con Marco Pannella, ha rivendicato un proprio passato da consumatore.

Intervento di Filomena Gallo
Emma Bonino

Un altro intervento molto atteso è quello di Emma Bonino, parlamentare di +EUROPA e memoria storica delle battaglie antiproibizioniste. Più di un momento è stato dedicato al ricordo appassionato della figura di Marco Pannella e di altri storici attivisti per l’antiproibizionismo sulla cannabis nel nostro paese. La senatrice ha affermato con forza il concetto che “il mio non voglio, non deve trasformarsi in un tu non puoi”, scatenando un applauso accalorato da tutta la piazza, generalmente commossa per l’accorato appello alla pazienza nela battaglia per la cannabis, “perché prevedo che sarà ancora lunga”, afferma la storica rappresentante radicale, affidando alle nuove generazioni questa lotta per le libertà personali.

Un intervento che mi ha entusiasmato è quello del rappresentante di DolceVita che ha racchiuso in una battuta molto semplice tutto il discorso: “la cannabis, per quello che ci vorrà per adeguarsi anche in Italia, ha già vinto”.

Molto efficace e diretto è stato Franco Corleone del Forum Droghe, andando a presentare il documento alla camera dei Deputati, ha ricordato ai parlamentari presenti che non è il momento di attendere, richiamando alla responsabilità anche loro stessi dell’intergruppo,, perché si assumano il peso su ogni ritardo, e all’Intero Parlamento, che voti e si esprima in merito prendendosi ovviamente la responsabilità della decisione, in qualsiasi direzione vada.

Per brevità non cito tutti gli interventi e le realtà, ricordando che il network legato alla campagna IoColtivo è molto ampio e, nonostante la defezione del Partito Radicale di Rita Bernardini, compatto e presente in piazza, una piazza comunque pacifica, aperta al dialogo e ad accogliere chiunque voglia sostenere questa battaglia di libertà e di affermazione dello stato di diritto; Marco Cappato, a tal proposito, nel suo intervento ha richiamato all’unità e compattezza del fronte antiproibizionista e molti assieme a lui hanno ricordato come il fronte proibizionista invece è unito e accecato dall’unica volontà di discriminare una pianta che invece è la soluzione di molti problemi.

Tutti hanno espresso comunque la necessità di adeguare le politiche sulla cannabis al trend internazionale, fortemente orientato su posizioni di revisione della politica di repressione al narcotraffico riferita alla cannabis.

Spero di non dover attendere ancora a lungo, considerando la presenza della proposta di iniziativa popolare già da quattro anni in Parlamento e che numerose sono le iniziative sul tema, a partire dall’emendamento ai decreti economici a prima firma di Riccardo Magi per la normazione definitiva della Cannabis Light, vero paradosso del proibizionismo all’italiana, che come ricordava Perduca ed altri tocca per fissazione anche la non droga pur di colpire una presunta droga.

Se la assumo senza THC è canapazzo, se la fumo per curarmi è cannabis, se la compro per strada è Marijhuana, ad ogni modo la canapa è l’unica pianta concretamente perseguitata nel nostro paese, come emerge dal Libro bianco del Forum droghe che registra come il 94% dei sequestri di polizia di sostanze droganti riguarda la cannabis.

E ad ogni modo, anche quando la fumo per un mal di testa, mi ricordano le rappresentanti di Canapè la sto assumendo a fini terapeutici. I confini tra gli usi sono labili e il proibizionismo tenta solo di definirne di nuovi su nessun presupposto.

In verità però è il proibizionismo ad essere nocivo e deve essere abolito, questo emerge e questo ribadiamo costantemente anche con la disobbedienza civile.

La piazza di giovedì 25 era colorata, determinata, pacifica, profumata e allegra, soprattutto allegra, perché l’auspicio di vedere con i propri occhi il cambiamento del mondo grazie alla cannabis, anche in senso di economia green, riaccende gli entusiasmi e la speranza per un mondo migliore.

Risulta ormai chiaro a tutti, è il momento di legalizzare la cannabis. Se non ora, quando?

Il libro bianco sulle droghe 2020.

Fuoriluogo. Copertina del libro bianco sulle droghe

Il 26 giugno scorso, Giornata mondiale indetta dall’ONU contro l’abuso di droghe e il narcotraffico, c’è stata la presentazione dell’Undicesima edizione del Libro Bianco sulle droghe curato da Forum Droghe, che in verità aveva già visto una presentazione ufficiale il giorno prima, quando durante la manifestazione di Montecitorio indetta da MeglioLegale veniva presentato alla Camera dei Deputati il documento elaborato per fotografare il livello di consumi in Italia e sullo stato delle politiche per la prevenzione del danno. Al webinar di presentazione del documento alla stampa hanno preso parte i rappresentanti delle realtà e i ricercatori che hanno contribuito alla stesura di quest’importante documento di analisi che, è utile sottolineare, , non è prodotto da un’agenzia pubblica, ma demandato alla volontà del terzo settore e delle realtà dei servizi alle tossicodipendenze.

Il quadro generale

Dalla lettura di questa edizione del libro bianco emerge il verificarsi di una doppia realtà, che a sua volta comporta due conseguenze; nel complesso la ricerca restituisce la fotografia di un paese ancora impreparato ad affrontare strutturalmente la questione. Da un lato l’immobilità della politica, al cospetto del fatto che in tutto il resto del mondo – a a prtire dalle agenzie dell’ONU – ci si sta ponendo il problema del proibizionismo, ovvero l’arretratezza sociale e le difficoltà economiche che comportano le politiche proibizioniste. D’Altra parte c’è l’incapacità della stampa italiana di presentare la questione del consumo non come un aspetto legato alla pericolosità sociale (percezione provocata dalla presenza nella cronaca legata alle sostanze della criminalità, come gestore unico del mercato di riferimento), non già per quello che a tutti gli altri appare ovvio, cioè come una questione legata alla scelta personale, alla tutela dei consumatori e riferita ad aspetti di tipo socio-sanitario.

Cosa non fa la politica

Dal lato della incapacità della politica di agire nel senso di evoluzione del sistema, con l’approvazione di una politica di prevenzione ancor più che di repressione, ha come conseguenza il disumano sovraffollamento delle carceri e intasamento del sistema giudiziario, con più di 172000 processi per reati legati al consumo di droghe, rispetto a soli 40mila per reati di traffico, come ricordava Elia De Caro di Antigone durante il suo intervento; si ricordava anche come il 35% della popolazione carceraria è costituito da donne ed uomini private della libertà personale per reati riconducibili al consumo e al piccolo spaccio, dato emerso anche durante la presentazione della Relazione al Parlamento di Mauro Palma, Garante Nazionale delle persone private della libertà,svolta sempre durante la mattinata del 26 giugno. Una seconda conseguenza è quella paradossale vissuta dai consumatori di cannabis terapeutica, che spesso anche in presenza di prescrizioni mediche hanno delle conseguenze penali perché ritenuti “contravventori” per la legislazione attuale, con una serie di conseguenze personali che aggravano situazioni socio-sanitarie già poste di frequente al margine dell’attenzione degli enti di cura e assistenza. In generale, l’assenza di uniformità dei servizi sul territorio nazionale e di politiche nel settore emerge con forza, denotando un gravissimo e colpevole ritardo della nostra dirigenza politica e del Parlamento rispetto a tutto quel mondo occidentale (e non solo) che invece si è posto il problema di cambio di passo, compresi quegli stessi Stati Uniti che iniziarono la guerra alle droghe, con il sostegno all’approvazione della prima convenzione internazionale di contrasto nel 1961. Oltretutto questo cambio di passo non è rallentato con il Coronavirus, bensì ha visto in varie realtà accelerazione per tentare di arginare le conseguenze del Covid; si è notato in alcune esperienze degli states come una politica antiproibizionista mitigasse le conseguenze economiche della crisi.

La cattiva informazione

La conseguenza emersa a carico del ritardo del mondo della comunicazione ad adeguare lo standard qualitativo delle informazioni attorno al mondo delle dipendenze e del sistema carcerario è riconducibile al persistere di uno stigma che a livello sociale ancora è fortemente pervaso nella nostra collettività. Ciò dimostra il grande disinteresse per la questione del consumo delle sostanze, un fenomeno che complessivamente coinvolge 8 milioni di cittadini italiani. Non sono di certo una quota marginale della popolazione. Questi cittadini, aspetto rivendicato con forza da molti relatori, meritano attenzione da parte della politica anche per una tutela come consumatori, quindi con una ovvia normazione del mercato per controllare la qualità delle sostanze circolanti, aspetto che denoterebbe appunto il rispetto di persone che scelgono consapevolmente quale sostanza consumare, sforzo che presuppone la capacità di allontanarsi dall’immagine di un drogato pronto a comprare di tutto sul mercato illegale pur di provocarso lo “sballo”.

La cannabis come volano antiproibizionista

Ruolo importante nella relazione e al centro del dibattito di queste settimane lo ha la cannabis, considerando anche la vicinanza della manifestazione di piazza Montecitorio e l’iniziativa dei cento parlamentari, che durante gli Stati Generali delle scorse settimane hanno scritto una lettera a Conte per ribadire l’importanza di valutare politiche di depenalizzazione per tutti i motivi sinora descritti, oltre che per motivi economici visto il tema della serie di meetting di Villa Panfili. Tutti i relatori hanno sottolineato la necessità di decriminalizzare e regolamentare la produzione, l’uso e la vendita di cannabis, per poi aprire la strada antiproibizionista verso tutte le sostanze, in modo da sottrarre da un lato potere economico alle organizzazioni criminali, dall’altro trarre risorse per i livelli di cura e assistenza – guardando alla riduzione del rischio -, sia in termini di risorse liberate nel sistema giudiziario, inquirente e penitenziario, sia per gli introiti diretti derivanti dalle imposte sul commercio dei vari prodotti, fattori che darebbero respiro non poco alle casse dello stato, oltre a vedere l’attivazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Ovviamente sui canali social di Forum Droghe e FuoriLuogo troverete traccia del webinar e degli altri appuntamenti dedicati alla presentazione del libro bianco, che potete trovare e scaricare Qui

Settimana molto intensa. State in campana! Update 25-26-27 giugno 😉

Care lettrici e cari lettori di OpposteVisioni, la settimana che si apre oggi è molto importante per alcuni appuntamenti che cercherò di seguire dal blog con considerazioni e, dove possibile, testimonianza diretta. Il grosso degli appuntamenti che seguirò saranno concentrati nella seconda parte ella settimana, ma andiamo per ordine.

Giovedì 25 giugno

Rilanciata qui dal blog e dal mio profilo twitter, la settimana per le battaglie sui diritti civili si apre con la manifestazione del 25 giugno in Piazza Montecitorio quando tra le 10:00 e le 13:00 porteremo germogli di legalità e ribadiremo con la campagna di disobbedienza civile #IoColtivo che la cannabis è Meglio Legale per tanti motivi, e chi segue il blog sa che sono abbastanza meticoloso nel passare informazioni e spesso ho articolato ragionamenti in merito.

Venerdì 26 giugno

Anche quest’anno c’è il classico appuntamento, come da undici edizioni, di FuoriLuogo che presenta il libro bianco di forum droghe sul consumo delle varie sostanze stupefacenti in Italia, importante strumento che da più di un decennio restituisce il focus sul consumo delle droghe nella popolazione, strumento che sarebbe utile per attuare delle corrette policy nel settore, se la politica nostrana si occupasse più della società e meno delle boiate di questo o quella leader sparate a destra o manca.

Sabato 27 giugno

L’associazione Luca Coscioni invita ad un appuntamento sul tema delle barriere architettoniche. Tra le 09:30 e le 13:30 si terrà un webinar dal titolo “no barriere, in ogni senso”, momento di approfondimento e rilancio delle iniative dell’associazione in materia di diritti delle persone con disabilità, in particolr modo riferiti alla mobilità personale. Programma, informazioni e modalità per iscriversi al convegno li trovate Qui.

Sul territorio

Inoltre sabato io e Sonia saremo impegnati in attività collaterali e riferite al Disability Pride come rete, più che come appuntamento. Saremo immersi nel contesto di Santa Severa, prima con una passeggiata accessibile alla scoperta di bellezze architettoniche e naturalistiche, ma poi coinvolti nel ragionamento della Coscioni ed usare questo appuntamento come strumenti di lancio per il più ampio tema dell’accessibilità del territorio, che comprende gli aspetti del godimento di beni artistici e naturalistici (art. 30 della convenzione ONU del 2006, NDA), fino ala rete della mobilità e alla previsione del PEBA (Piano per l’abbattimento delle barriere architettoniche), battaglia viva e attiva in molte comunità grazie alla Coscioni e ad altri soggetti della rete Disability Pride.

Quindi state in campana, non mancheranno contenuti e testimonianze su questi appuntamenti ed altri aspetti.

Buona settimana a voi tutte/i!

FuoriLuogo e i 25 anni di Forum Droghe

Nella pagina dedicata alle Realtà amiche è entrato di diritto FuoriLuogo sito web di informazione delle attività del Forum Droghe, realtà che da 25 anni (dal 1995, NDA) è attivo per stimolare gli attori sociali e politici sulle migliori strategie per affrontare la questione delle dipendenze, sopratutto in chiave antiproibizionista.

L’associazione Forum Droghe, fondata nel 1995, si batte per la riforma della politica delle droghe. Un dettaglio delle attività di questo quarto di secolo del Forum lo traccia Elia De Caro, esponente dell’associazione Antigone, che ricorda come in questi anni il forum abbia avuto “la capacità di fornire informazione completa sui diversi aspetti legati agli stupefacenti: dal fattore culturale alla comunicazione, dagli stili di consumo alle ricerche sugli usi terapeutici delle sostanze, dai modelli di regolamentazione, al lavoro di analisi sui costi delle scelte legislative, alle esperienze di riduzione del danno fino al quadro internazionale ed europeo”.

Il consumo delle sostanze è una questione del tutto aperta sia dal punto di vista sociale che sanitario. Sin dal referendum del 1993 la politica si è dimostrata del tutto inadeguata ad affrontare la questione e si è preferito non aggiornare l’agenda politica con un tema così “divisivo”, fino a raggiungere il paradosso di inserire, sì, la questione tra i livelli essenziali di assistenza, per poi non intervenire minimamente per adeguare il tessuto normativo e sociale con una strategia e dei servizi in grado di operare in funzione della “Riduzione del danno”, ovvero l’idea che la tossicodipendenza non è un mostro da distruggere, né un fenomeno da assecondare, bensì una peculiarità di alcuni soggetti della comunità che devono essere assistiti ed accompagnati in termini sanitari verso un impatto sociale 0, che sicuramente non vuol dire metter in galera coltivatori di cannabis, piccoli spacciatori e tossicodipendenti, come ricorda anche Stefano Vecchio. Quest’aspetto, sempre ragionando del traguardo di Forum Droghe, è rilanciato da Henri Margaron quando ci ricorda che “l’inserimento delle strategie per la riduzione dei danni nei Livelli Essenziali di Assistenza è stato accettato ufficialmente ma non viene applicato ovunque e comunque con dei limiti che ne minano l’efficacia.”.

E se il Forum Droghe ha il merito di tenere alta l’attenzione e stimolare tessuto sociale e politica con la pubblicazione di un libro bianco sulle dipendenze (il prossimo avverrà a fine giugno, NDA), è pur vero che da molti anni a livello governativo non viene convocato un tavolo istituzionale per affrontare le questioni legate a quest’aspetto, vivo nelle nostre società contemporanee. Oltretutto si vede la solita commistione, la solita accozzaglia di interventi mal gestiti e mal posti dalla politica, dove ci si sofferma tanto sulle terminologie e meno sulla sostanza delle questioni. Maurizio Coletti a tal proposito nota come “Sarebbe opportuno ripensare radicalmente e drasticamente a tutta la faccenda, senza limitarsi ad “aggiungere” alle competenze di intervento sui consumi di sostanze anche gli interventi sulle dipendenze senza sostanze (una fra tutte, quelle da gioco d’azzardo)!”.

La questione del consumo delle sostanze nella popolazione è del tutto aperta e in Italia la politica, che dovrebbe dare risposte con l’emanazione di norme moderne e in grado di regolare questa vicenda della nostra società, abdica al proprio ruolo e spesso è la magistratura che deve porre rimedi e dettare linee interpretative delle vecchie norme alla luce di fenomeni contemporanei, come ho raccontato in questo post a proposito di un webinar organizzato da FuoriLuogo.

Il forum Droghe e l’organo di informazione sulle proprie attività restano degli strumenti veramente validi, autentiche risorse che in Italia abbiamo per non perdere il filo della modernità e la concretezza delle azioni in relazione alle tossicodipendenze e alle strategie per la riduzione del danno. Vi consiglio vivamente di seguire le pagine social e leggere costantemente il sito web diretto da Leonardo Fiorentini per avere una visione e delle informazioni complete ed obiettive di tutta la questione.

Segnalo al margine il prossimo appuntamento di Forum droghe del 13giugno con l’assemblea web per festeggiare i 25anni di attività

Dal corpo dei malati al cuore della politica.

Il titolo di questo post non è farina del mio sacco. Si tratta del pensiero – profondo -di Luca Coscioni, poi diventato slogan dell’Associazione che porta il suo nome.

L’economista orvietano Luca Coscioni era un attivista politico – radicale – molto impegnato per l’affermazione dei diritti civili, attivo nel periodo tra la fine degli anni Novanta e la metà del primo decennio degli anni Duemila.

L’associazione che porta il suo nome, Associazione Luca Coscioni, è stata fondata dallo stesso Coscioni nel 2002 e, come si legge sul loro sito web nella pagina di presentazione, si occupa prevalentemente “delle libertà civili e i diritti umani, in particolare quello alla scienza, l’assistenza personale autogestita, l’abbattimento delle barriere architettoniche, le scelte di fine vita, la ricerca sugli embrioni, l’accesso alla procreazione medicalmente assistita, la legalizzazione dell’eutanasia, l’accesso ai cannabinoidi medici e il monitoraggio mondiale di leggi e politiche in materia di scienza e auto-determinazione”.

Attribuibile all’operato dell’associazione è la legge sul testamento biologico, lavora con azioni politica – come la creazione di un intergruppo parlamentare – per una legge sul fine vita, da più di 5 anni ha depositato una legge per la legalizzazione della cannabis e segue una sua campagna antiproibizionista dal nome Legalizziamo, e più recentemente l’organizzazione del VI° incontro per il congresso mondiale per la libertà di ricerca scientifica, svolto ad Addis Abeba il 25 e 26 febbraio 2020.

Dal novembre 2019, L’associazione attualmente presieduta da Filomena Gallo, ha lanciato il progetto CITBot, la prima intelligenza artificiale per le libertà civili.

Tra i personaggi politici di spicco dell’organizzazione appartenente all’area radicale posso ricordare Marco Cappato e Marco Perduca. Tra i numerosi mezzi che utilizza per la partecipazione democratica alle sue attività vi è l’uso dei social (conferenze su Facebook), programmi dedicati su Radio Radicale e un uso costante delle newsletter.

Sono orgoglioso di essere vicino a questa organizzazione per tutti questi e tanti altri motivi. Anche se non sempre posso essere attivo con la partecipazione o con contributi economici, mi sento di condividere pienamente le battaglie e sostenerla con ogni mezzo, perché le libertà per le quali si batte sono libertà che toccano o possono riguardare tutti.

IN questi mesi è attiva inoltre nella campagna #IoColtivo promossa da MeglioLegale.