Cronaca di un vaccino: il richiamo

Io mentre ricevo la seconda dose del vaccino

Nel post dove descrivevo la somministrazione della prima dose del vaccino Pfizer e in quello dove annunciavo il contatto con un positivo avevo ribadito la volontà di informarvi sulle fasi della vaccinazione, non tanto per un istrionismo (che non nego), piuttosto per ribadire la più totale fiducia nella scienza e nel sistema sanitario del Lazio, che apparentemente risulta il più efficiente nella programmazione e gestione di qualcosa che assomigli ad un piano vaccinale.

Per la cronaca di uno spavento, invece, posso raccontare con serenità che la persona a noi amica è guarita il poco tempo con un decorso asintomatico, mentre il nostro tampone molecolare del I aprire ha restituito esito negativo. Fortuna, del tutto casuale…

L’esperienza umana e sanitaria presso il centro vaccinale di Santa Maria della Pietà di Roma è stata eccezionale anche oggi; si registra una certa rilassatezza anche tra le persone in attesa, il 20 marzo invece qualche italiota guastava l’aria con le solite polemiche su turni e pause, del tutto legittime, dei sanitari. A questi ultimi, per professionalità e tatto, ribadisco assolute stima e riconoscenza.

A qualche ora dalla seconda dose si registrano 0 effetti, se non una certa famuccia 😇 ma il vaccino era fissato per l’ora di pranzo… Vi terrò informati fino alla completa immunità. L’esperienza ad oggi è sintetizzata in questo mio tweet

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Sabato di attesa e spettacolo!

Grafica di Teatri, apertura in corso

Come accennato la settimana scorsa nel post sul vaccino eccomi ad un aggiornamento, ma sul sabato, non sul vaccino! Dal punto di vista degli effetti vaccinali nulla da segnalare. Se non fosse che il giorno stesso del vaccino siamo, del tutto casualmente e in assoluta buonafede da parte di tutti, incappati nel famigerato “contatto con il positivo”… Quindi siamo in una fase di attesa, conclamata la positività della persona anoi vicina, e il primo giorno d’aprile tampone molecolare. Per ora stiamo bene, anche troppo… Infatti non ci siamo fermati!

Con Radio32 durante la settimana abbiamo lavorato ad uno speciale per la Giornata mondiale del teatro dal titolo “Teatri… apertura in corso” e questo è lo spot realizzato per l’occasione…i

Teatri… apertura in corso

saremo in onda dalle ore 18:00, in compagnia di Eddi, Daniele e Katiuscia, per sentire le voci dal di dentro e capire come il mondo del teatro ha reagito al momento straordinario e come auspica la riapertura dei sipari.

Cronache di un vaccino

Jo mentre vengo vaccinato

Breve post, amiche ed amici, per aggiornarvi sulla personale esperienza di vaccinato anti-covid.

Chi sono

Chi mi segue già sa, ma un pó di outing non guasta. Residente nella regione Lazio, ho avuto la possibilità di prenotare il vaccino anti covid da mercoledì 17 marzo perchè cieco assoluto, codice d’esenzione c05. Dopo un pó di fibrillazione nelle prime ore del mattino, a metà giornata del 17 sono stato tra i primi, tant’è che la prima dose mi è stata prenota per oggi 20 marzo.

Il vaccino

Rientrando nella categoria delle persone vulnerabili, nonostante i miei 41 anni portati non benissimo, mi è stata assegnata la possibilità di vaccinarmi con il primo e più sicuro, il vaccino americano di Pfizer. Come potete vedere dalla fotografia di corredo all’articolo, la fiala al momento della somministrazione era stata appena aperta. Nella postazione di Santa Maria della pietà di Roma, centro vaccinale nella parte settentrionale della capitale, le postazioni erano varie. Ma le operazioni scorrevano anche con una certa fluidità. Al momento della somministrazione zero sensazioni. Zero dolore. Zero conseguenze, almeno fino ad ora, poche ore dopo l’iniezione.

Perchè vaccinarmi

A questo punto viene la parte più interessante… Perché vaccinarmi? Bene, molto semplice. Anche se le motivazioni sono varie. Prima di tutto, come non vedente, usando molto le mani sono esposto più facilmente ai contagi.per quanto attenzione io possa mettere, resta il fatto che il mondo lo scopro piuttosto che lo evito con le mani, automaticamente aumenta la possibilità di entrare in contatto con superfici contaminate. In secondo luogo, sono anche una persona ipertesa. Sulla pericolosità di questo virus negli effetti riferiti alla salute cardiovascolare tanto si è detto in terzo luogo, ma non per ultimo, ho deciso di vaccinarmi appena possibile per tutelare le persone attorno a me, compresa mia moglie (anche lei vaccinata oggi) perché asmatica; ma penso anche alla possibilità di tornare in Puglia, Mia regione di origine, Per fare visita ai miei anziani genitori malati, Che tra una cosa e l’altra non li vedo da quasi due anni. Metteteci che da più di tre anni non incontriamo amiche ed amici con gravi malattie autoimmuni, il quadro delle motivazioni e completo. Per concludere vi aggiornerò fino alla completa immunizzazione con cadenza settimanale, salvo, ovviamente spero di no, imprevisti…

Comunque, il tweet seguente riassume il mio stato d’animo! ☺️😉

Il libro bianco sulle droghe 2020.

Fuoriluogo. Copertina del libro bianco sulle droghe

Il 26 giugno scorso, Giornata mondiale indetta dall’ONU contro l’abuso di droghe e il narcotraffico, c’è stata la presentazione dell’Undicesima edizione del Libro Bianco sulle droghe curato da Forum Droghe, che in verità aveva già visto una presentazione ufficiale il giorno prima, quando durante la manifestazione di Montecitorio indetta da MeglioLegale veniva presentato alla Camera dei Deputati il documento elaborato per fotografare il livello di consumi in Italia e sullo stato delle politiche per la prevenzione del danno. Al webinar di presentazione del documento alla stampa hanno preso parte i rappresentanti delle realtà e i ricercatori che hanno contribuito alla stesura di quest’importante documento di analisi che, è utile sottolineare, , non è prodotto da un’agenzia pubblica, ma demandato alla volontà del terzo settore e delle realtà dei servizi alle tossicodipendenze.

Il quadro generale

Dalla lettura di questa edizione del libro bianco emerge il verificarsi di una doppia realtà, che a sua volta comporta due conseguenze; nel complesso la ricerca restituisce la fotografia di un paese ancora impreparato ad affrontare strutturalmente la questione. Da un lato l’immobilità della politica, al cospetto del fatto che in tutto il resto del mondo – a a prtire dalle agenzie dell’ONU – ci si sta ponendo il problema del proibizionismo, ovvero l’arretratezza sociale e le difficoltà economiche che comportano le politiche proibizioniste. D’Altra parte c’è l’incapacità della stampa italiana di presentare la questione del consumo non come un aspetto legato alla pericolosità sociale (percezione provocata dalla presenza nella cronaca legata alle sostanze della criminalità, come gestore unico del mercato di riferimento), non già per quello che a tutti gli altri appare ovvio, cioè come una questione legata alla scelta personale, alla tutela dei consumatori e riferita ad aspetti di tipo socio-sanitario.

Cosa non fa la politica

Dal lato della incapacità della politica di agire nel senso di evoluzione del sistema, con l’approvazione di una politica di prevenzione ancor più che di repressione, ha come conseguenza il disumano sovraffollamento delle carceri e intasamento del sistema giudiziario, con più di 172000 processi per reati legati al consumo di droghe, rispetto a soli 40mila per reati di traffico, come ricordava Elia De Caro di Antigone durante il suo intervento; si ricordava anche come il 35% della popolazione carceraria è costituito da donne ed uomini private della libertà personale per reati riconducibili al consumo e al piccolo spaccio, dato emerso anche durante la presentazione della Relazione al Parlamento di Mauro Palma, Garante Nazionale delle persone private della libertà,svolta sempre durante la mattinata del 26 giugno. Una seconda conseguenza è quella paradossale vissuta dai consumatori di cannabis terapeutica, che spesso anche in presenza di prescrizioni mediche hanno delle conseguenze penali perché ritenuti “contravventori” per la legislazione attuale, con una serie di conseguenze personali che aggravano situazioni socio-sanitarie già poste di frequente al margine dell’attenzione degli enti di cura e assistenza. In generale, l’assenza di uniformità dei servizi sul territorio nazionale e di politiche nel settore emerge con forza, denotando un gravissimo e colpevole ritardo della nostra dirigenza politica e del Parlamento rispetto a tutto quel mondo occidentale (e non solo) che invece si è posto il problema di cambio di passo, compresi quegli stessi Stati Uniti che iniziarono la guerra alle droghe, con il sostegno all’approvazione della prima convenzione internazionale di contrasto nel 1961. Oltretutto questo cambio di passo non è rallentato con il Coronavirus, bensì ha visto in varie realtà accelerazione per tentare di arginare le conseguenze del Covid; si è notato in alcune esperienze degli states come una politica antiproibizionista mitigasse le conseguenze economiche della crisi.

La cattiva informazione

La conseguenza emersa a carico del ritardo del mondo della comunicazione ad adeguare lo standard qualitativo delle informazioni attorno al mondo delle dipendenze e del sistema carcerario è riconducibile al persistere di uno stigma che a livello sociale ancora è fortemente pervaso nella nostra collettività. Ciò dimostra il grande disinteresse per la questione del consumo delle sostanze, un fenomeno che complessivamente coinvolge 8 milioni di cittadini italiani. Non sono di certo una quota marginale della popolazione. Questi cittadini, aspetto rivendicato con forza da molti relatori, meritano attenzione da parte della politica anche per una tutela come consumatori, quindi con una ovvia normazione del mercato per controllare la qualità delle sostanze circolanti, aspetto che denoterebbe appunto il rispetto di persone che scelgono consapevolmente quale sostanza consumare, sforzo che presuppone la capacità di allontanarsi dall’immagine di un drogato pronto a comprare di tutto sul mercato illegale pur di provocarso lo “sballo”.

La cannabis come volano antiproibizionista

Ruolo importante nella relazione e al centro del dibattito di queste settimane lo ha la cannabis, considerando anche la vicinanza della manifestazione di piazza Montecitorio e l’iniziativa dei cento parlamentari, che durante gli Stati Generali delle scorse settimane hanno scritto una lettera a Conte per ribadire l’importanza di valutare politiche di depenalizzazione per tutti i motivi sinora descritti, oltre che per motivi economici visto il tema della serie di meetting di Villa Panfili. Tutti i relatori hanno sottolineato la necessità di decriminalizzare e regolamentare la produzione, l’uso e la vendita di cannabis, per poi aprire la strada antiproibizionista verso tutte le sostanze, in modo da sottrarre da un lato potere economico alle organizzazioni criminali, dall’altro trarre risorse per i livelli di cura e assistenza – guardando alla riduzione del rischio -, sia in termini di risorse liberate nel sistema giudiziario, inquirente e penitenziario, sia per gli introiti diretti derivanti dalle imposte sul commercio dei vari prodotti, fattori che darebbero respiro non poco alle casse dello stato, oltre a vedere l’attivazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Ovviamente sui canali social di Forum Droghe e FuoriLuogo troverete traccia del webinar e degli altri appuntamenti dedicati alla presentazione del libro bianco, che potete trovare e scaricare Qui

#IoColtivo appunto 2: l’esperienza e il perché la cannabis è #MeglioLegale

Premessa

Giunti al giorno della manifestazione in piazza Montecitorio, mi sembra il caso di aggiornare anche sulla Personale esperienza di disobbedienza civile con #IoColtivo e fare il punto da qui in avanti anche degli esiti fattuali della campagna antiproibizionista. Ma in apertura di giornata vediamo una serie di informazioni che non avevo esplicitato sinora, tenendo conto che si tratta di una parte importante del mio personale modo di aderire alla disobbedienza, ovvero rendere palese ogni particolare e ricondurre ad una logica conseguenza ogni singola scelta, raccontando effetti ed esperienza della coltivazione. Al margine di queste premesse volevo sottolineare il fatto che mi sono preso la libertà di inserire un corredo musicale.

L’esperienza

Per sciogliere il nodo problematico del ritardo dovuto ai disagi del lockdown, abbiamo seriamente dovuto riflettere su come aderire alla campagna. Nel mentre è intervenuta il deposito della Sentenza della cassazione e c’è stato l’avvio della campagna #IoColtivo La primavera incedeva e noi non si partiva. Però il ritardo ci ha dato la possibilità di osservare il soleggiamento del balcone e, notando che non si prestava per quantità di luce per la coltivazione outdoor, abbiamo optato per una coltivazione all’interno. Già orientati verso l’indoor per motivi pratici, non abbiamo esitato oltremodo. Rispetto alla situazione abitativa inoltre abbiamo optato per uno spazio piccolissimo, in modo da agire in sicurezza e controllare pienamente lo sviluppo della pianta, dovendo usare prioritariamente – per ragioni di handicap – mani e tatto per la sua gestione, comportamenti comunque sconsigliati dai coltivatori più esperti. Rispetto all’aoutdoor, cioè all’aperto, l’indoor, ovvero all’interno in uno spazio controllato, c’è il vantaggio di evitare il grosso dei rischi infestazione per la pianta, dove un controllo visuale sarebbe stato importante. E noi non si vede però, quindi gioco forza si spiega perché all’interno.

La scelta

Per #IoColtivo 2020 abbiamo scelto una tipologia di cannabis che tendiamo ad evitare, ovvero una pianta automatica, che di solito ha le caratteristiche di essere programmate per produrre un elevato contenuto dei componenti psicoattivi e in generale sono scarse in termini di resa, tutto comunque in dei tempi limitati. A causa del Coronavirus siamo ripartiti in terribile ritardo e dovevamo in qualche maniera recuperare. Ad ogni modo la genetica è la BlackBerry Auto di origine canadese e con un’impronta della Ruderalis, la genetica principale che rende le piante piccole e compatte e veloci da coltivare. Promette aromi fruttati, vi farò sapere.

Come Io coltivo

Visto che in Italia siamo messi ancora al livello in cui la giurisprudenza deve cercare di creare degli squarci interpretativi per le fattispecie di coltivazione, nella sentenza della cassazione citata, come emerso anche in un webinar di Fuoriluogo da me seguito, viene richiamato esplicitamente il modo di coltivare, mi sento in dovere di sottolineare che non è facile, come spiegato, adattarsi ad una coltivazione domestica di cannabis, sia per motivi urbani sia per condizioni personali. Per ovviare a queste problematiche abbiamo optato per un box molto piccolo, 60X60X158 CM, illuminando con una lampada con tecnologia Agro, utile per tutte le fasi di sviluppo e maturazione delle piante, da 400 Watt. Correlando il tutto con un impianto di areazione interna e di estrazione dal box. Di che si tratta? Un ventilatore e una ventola… Null’altro. Più rudimentale di così!

A che punto siamo

Nel corso di queste prime cinque settimane abbiamo anche affrontato tutta una serie di difficoltà per tipologia di cultivare e ci è capitato, oltre che per specifiche peculiarità della cannabis e delle sue specifiche genetiche, di dover intervenire sulle attrezzature, ma alla fine nulla di grave e per fortuna il recupero delle difficoltà sono rientrate facilmente. Ad oggi siamo a metà del periodo di maturazione. La più grande, la mia, misura 80 cm. La più piccola, di Sonia, 60.La più grande, la mia, misura 80 cm. La più piccola, di Sonia, 60.

Le aspettative

Ci aspettiamo un raccolto esiguo, ma sufficiente per affrontare il tempo di un’altra piccola coltivazione invernale. Speriamo che venga fuori buona qualitativamente, anche se è una speranza auspicabile perché tendenzialmente usiamo semplici tecniche e prodotti biologici, senza esagerare e senza lasciare al caso. Ma gli esiti, per queste genetiche create in laboratorio e adatte all’indoor, ma molto delicate e bisognose di molta specialità e attenzioni. Gli effetti ad oggi non sono cattivi, ma sino all’ultimo sono incerti e non si può mai dire con sicurezza come andrà, oltre che adottare la necessaria pazienza, la quale induce ad una smisurata prudenza. La BlackBerry Auto promette fiori profumati, non eccessivamente carichi di thc, ma abbastanza per l’effetto analgesico e per aiutare il sonno notturno.

Il perchè

Tutto questo, care lettrici e cari lettori di OpposteVisioni, l’ho voluto raccontare per rendere palese i particolari di una precisa volontà: autoprodurre cannabis per il mio personale fabbisogno. Credo nelle sue proprietà, non nuoccio ad altri, non nuoce a me, anzi. Lo Stato potrebbe guadagnarne, la società ne guadagnerebbe tantissimo. Evidente anche questo e spero di riuscire a raccontarvelo attraverso gli altri contributi della campagna #IoColtivo e il tag #Cannabis. Mi preme sottolineare l’ottusità di una classe politica che, consapevolmente io credo, aiuta la criminalità con il proibizionismo, quando è da essa che dovremmo difenderci, partendo proprio dall’indebolirla e spezzare la sua capacità di occupare il mercato delle sostanze psicotrope. Grazie per l’attenzione e ai prossimi appunti.

Vecchi approfondimenti

Cara lettrice e Caro lettore del blog un po’ più giovane d’età, ti consiglio di guardare questo documentario di quasi vent’anni fa. Lo consiglio anche a chi mastica l’antiproibizionismo da un po’ di tempo, per ricordarci a che punto siamo.

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