Le ali della libertà.

Locandina del film

“è la tua vita che vogliono, ed è la tua vita che si prendono. La parte che conta almeno.”

Con un soggetto tratto da un raconto di Stephen King e la sceneggiatura dello stesso regista, questo film si concentra molto sulla durezza della vita in un carcere americano tra anni Quaranta e Sessanta del Novecento.

Il film

Le ali della libertà (The Shawshank Redemption), Regia di Frank Darabont, USA, Prodotto da Columbia Pictures, Castle Rock Entertainment, 1994, 142 minuti.

Cast

Tim Robbins (Andy Dufresne), Morgan Freeman (Ellis Boyd ‘Red’ Redding), Bob Gunton (direttore Norton), William Sadler (Heywood), James Whitmore (Brooks Hatlen), Clancy Brown (capitano Byron Hadley), Gil Bellows (Tommy Williams), Mark Rolston (Bogs Diamond), Bill Bolender (Elmo Blatch) e altri.

Trama

Nel 1947, Andy Dufresne viene condannato a due ergastoli per l’uccisione della moglie e del suo amante golfista, benché egli si proclami innocente. Imprigionato nel carcere di Shawshank, dove le guardie e il direttore impongono una legge fatta di violenze e omicidi, Andy resta inizialmente in disparte, subendo per i primi due anni ogni genere di angherie. Un giorno, durante un lavoro forzato di ripristino sul tetto del carcere, il protagonista sente il sanguinario capitano delle guardie parlare ai colleghi dei suoi problemi economici e, rischiando di essere assassinato dalla stessa guardia per la sua imprudenza, lo convince a farsi aiutare da lui con le sue competenze in ambito finanziario. Da quel momento, Andy riscuote simpatie presso alcuni detenuti, in particolare Ellis Boyd Redding detto Red, un altro ergastolano che controlla il contrabbando all’interno del carcere. Andy gli chiede di procurargli un martelletto da roccia, perchè collezionista di minerali, e un poster dell’attrice Rita Hayworth. Anche il direttore del carcere viene a conoscenza delle abilità di Andy in campo finanziario e gli commissiona di occuparsi del disbrigo di pratiche contabili, ricevendo “protezione” dagli altri detenuti e dalle stesse guardie. Andy nel frattempo diventa responsabile della biblioteca di Shawshank, aiutando diversi detenuti a conseguire il diploma. Nel passare degli anni, nel 1964 tra i nuovi detenuti in arrivo vi è Tommy Williams, un ragazzo condannato a due anni per furto con scasso. Egli racconta che quando si trovava in un altro carcere ebbe come compagno di cella un ladro e assassino, che gli raccontò di aver ucciso per invidia un campione di golf e la sua amante, e che la polizia aveva arrestato al posto suo il marito della donna uccisa. Una serie di dinamiche portano ad una maggiore consapevolezza del protagonista sulla sua innocenza e una mattina, durante l’appello dei detenuti, avviene un fatto straordinario.

Recensione

I Andy e Red due protagonisti del film…

Questa pellicola è sorprendente per l’abilità nel far emergere, durante la narrazione, tre aspetti importanti nelle dinamiche di un carcere e nella psicologia dei detenuti: la riabilitazione, l’istituzionalizzazione e la speranza. Questi tre aspetti, al di là della vicenda e dell’ambientazione, dell’epoca e della nazione, risultano caratteri comuni in grado di evidenziare debolezze e virtù della natura umana, anche se dei più umili e derelitti degli uomini. Il film incede con un ritmo che assorbe letteralmente lo spettatore, coinvolto da un complesso di elementi tecnici (riprese, effetti sonori e musiche) che non distraggono mai dall’obiettivo: la comprensione della psiche dei personaggi. “Ilgrado di civiltà di un paese si misura da come esso tratta i detenuti”, affermava Mandela. Questo parametro culturale è il metro giusto con il quale avvicinarsi alla visione del film, perché date tutte le differenze che si possono individuare e le attenuanti date da una storia di fantasia, resta che l’istituzionalizzazione e la riabilitazione lottano tra loro nel tentativo di strappare all’oblio esistenze che paradossalmente trovano un senso tra le mura di una prigione, vite che al di fuori non hanno mai, nel tempo e nello spazio, possibilità di riscatto. Considerando l’aspetto per così dire sentimentale, invece, è il terzo elemento ricorrente nella narrazione del protagonista a prendere il sopravvento, ossia la speranza. L’ultima parola del film, pronunciata dal co-protagonista Red, è “Spero”, prima voce del presente indicativo del verbo sperare, per affermare la propria dimensione individuale rispetto agli eventi catastrofici, per il proprio io interiore, che il carcere può offrire. Buona visione.

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Le mafie ai tempi del Covid

Riprendo le attività del blog in questo 2021 – approfittando per fare gli auguri ai lettori di questo spazio, visto che siamo ancora al principio- proponendo la lettura di un articolo di Ilaria Mariotti Ottaviani sul rischio di inserimento della criminalità tra le pieghe della società e dell’economia grazie alle smagliature provocate dalla pandemia.

Accompagnata dalla lettura del saggio di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, “Ossigeno illegale “, l’autrice ribadisce quel che apparve subito chiaro dall’inizio della crisi covid, cioè che come una sostanza purulenta e con il più becero cinismo, l’apparato mafiogeno approfitti della crisi economica e sociale conseguente al coronavirus per alimentare il proprio, meschino, interesse.

“Non è la specie più forte o la più intelligente a sopravvivere ma quella che si adatta meglio al cambiamento“ .C. Darwin …

Le mafie ai tempi del Covid

La criminalità organizzata nelle Marche

Questo post ben documentato mi ha colpito perchè descrive la pericolosa relazione tra la principale piaga del Paese, la criminalità nelle sue varie accezioni, e una regione che considero la mia casa, perché terra ospite degli entusiasmanti anni dell’università, le Marche. Purtroppo l’autrice ci narra della micidiale capacità pervasiva delle cosche, che come parassiti nocivi suggono risorse dalla società per introdurvi soldi sporchi, occupando le maglie più fitte del tessuto produttivo. Mi auguro che il Montefeltro, le Marche e l’Italia tutta debellino presto questo male.

Che non esistano più territori immuni da infiltrazioni mafiose è cosa ormai risaputa, ma la relazione semestrale relativa al periodo luglio- dicembre…

La criminalità organizzata nelle Marche

Il libro bianco sulle droghe 2020.

Fuoriluogo. Copertina del libro bianco sulle droghe

Il 26 giugno scorso, Giornata mondiale indetta dall’ONU contro l’abuso di droghe e il narcotraffico, c’è stata la presentazione dell’Undicesima edizione del Libro Bianco sulle droghe curato da Forum Droghe, che in verità aveva già visto una presentazione ufficiale il giorno prima, quando durante la manifestazione di Montecitorio indetta da MeglioLegale veniva presentato alla Camera dei Deputati il documento elaborato per fotografare il livello di consumi in Italia e sullo stato delle politiche per la prevenzione del danno. Al webinar di presentazione del documento alla stampa hanno preso parte i rappresentanti delle realtà e i ricercatori che hanno contribuito alla stesura di quest’importante documento di analisi che, è utile sottolineare, , non è prodotto da un’agenzia pubblica, ma demandato alla volontà del terzo settore e delle realtà dei servizi alle tossicodipendenze.

Il quadro generale

Dalla lettura di questa edizione del libro bianco emerge il verificarsi di una doppia realtà, che a sua volta comporta due conseguenze; nel complesso la ricerca restituisce la fotografia di un paese ancora impreparato ad affrontare strutturalmente la questione. Da un lato l’immobilità della politica, al cospetto del fatto che in tutto il resto del mondo – a a prtire dalle agenzie dell’ONU – ci si sta ponendo il problema del proibizionismo, ovvero l’arretratezza sociale e le difficoltà economiche che comportano le politiche proibizioniste. D’Altra parte c’è l’incapacità della stampa italiana di presentare la questione del consumo non come un aspetto legato alla pericolosità sociale (percezione provocata dalla presenza nella cronaca legata alle sostanze della criminalità, come gestore unico del mercato di riferimento), non già per quello che a tutti gli altri appare ovvio, cioè come una questione legata alla scelta personale, alla tutela dei consumatori e riferita ad aspetti di tipo socio-sanitario.

Cosa non fa la politica

Dal lato della incapacità della politica di agire nel senso di evoluzione del sistema, con l’approvazione di una politica di prevenzione ancor più che di repressione, ha come conseguenza il disumano sovraffollamento delle carceri e intasamento del sistema giudiziario, con più di 172000 processi per reati legati al consumo di droghe, rispetto a soli 40mila per reati di traffico, come ricordava Elia De Caro di Antigone durante il suo intervento; si ricordava anche come il 35% della popolazione carceraria è costituito da donne ed uomini private della libertà personale per reati riconducibili al consumo e al piccolo spaccio, dato emerso anche durante la presentazione della Relazione al Parlamento di Mauro Palma, Garante Nazionale delle persone private della libertà,svolta sempre durante la mattinata del 26 giugno. Una seconda conseguenza è quella paradossale vissuta dai consumatori di cannabis terapeutica, che spesso anche in presenza di prescrizioni mediche hanno delle conseguenze penali perché ritenuti “contravventori” per la legislazione attuale, con una serie di conseguenze personali che aggravano situazioni socio-sanitarie già poste di frequente al margine dell’attenzione degli enti di cura e assistenza. In generale, l’assenza di uniformità dei servizi sul territorio nazionale e di politiche nel settore emerge con forza, denotando un gravissimo e colpevole ritardo della nostra dirigenza politica e del Parlamento rispetto a tutto quel mondo occidentale (e non solo) che invece si è posto il problema di cambio di passo, compresi quegli stessi Stati Uniti che iniziarono la guerra alle droghe, con il sostegno all’approvazione della prima convenzione internazionale di contrasto nel 1961. Oltretutto questo cambio di passo non è rallentato con il Coronavirus, bensì ha visto in varie realtà accelerazione per tentare di arginare le conseguenze del Covid; si è notato in alcune esperienze degli states come una politica antiproibizionista mitigasse le conseguenze economiche della crisi.

La cattiva informazione

La conseguenza emersa a carico del ritardo del mondo della comunicazione ad adeguare lo standard qualitativo delle informazioni attorno al mondo delle dipendenze e del sistema carcerario è riconducibile al persistere di uno stigma che a livello sociale ancora è fortemente pervaso nella nostra collettività. Ciò dimostra il grande disinteresse per la questione del consumo delle sostanze, un fenomeno che complessivamente coinvolge 8 milioni di cittadini italiani. Non sono di certo una quota marginale della popolazione. Questi cittadini, aspetto rivendicato con forza da molti relatori, meritano attenzione da parte della politica anche per una tutela come consumatori, quindi con una ovvia normazione del mercato per controllare la qualità delle sostanze circolanti, aspetto che denoterebbe appunto il rispetto di persone che scelgono consapevolmente quale sostanza consumare, sforzo che presuppone la capacità di allontanarsi dall’immagine di un drogato pronto a comprare di tutto sul mercato illegale pur di provocarso lo “sballo”.

La cannabis come volano antiproibizionista

Ruolo importante nella relazione e al centro del dibattito di queste settimane lo ha la cannabis, considerando anche la vicinanza della manifestazione di piazza Montecitorio e l’iniziativa dei cento parlamentari, che durante gli Stati Generali delle scorse settimane hanno scritto una lettera a Conte per ribadire l’importanza di valutare politiche di depenalizzazione per tutti i motivi sinora descritti, oltre che per motivi economici visto il tema della serie di meetting di Villa Panfili. Tutti i relatori hanno sottolineato la necessità di decriminalizzare e regolamentare la produzione, l’uso e la vendita di cannabis, per poi aprire la strada antiproibizionista verso tutte le sostanze, in modo da sottrarre da un lato potere economico alle organizzazioni criminali, dall’altro trarre risorse per i livelli di cura e assistenza – guardando alla riduzione del rischio -, sia in termini di risorse liberate nel sistema giudiziario, inquirente e penitenziario, sia per gli introiti diretti derivanti dalle imposte sul commercio dei vari prodotti, fattori che darebbero respiro non poco alle casse dello stato, oltre a vedere l’attivazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro.

Ovviamente sui canali social di Forum Droghe e FuoriLuogo troverete traccia del webinar e degli altri appuntamenti dedicati alla presentazione del libro bianco, che potete trovare e scaricare Qui

#IoColtivo appunto 2: l’esperienza e il perché la cannabis è #MeglioLegale

Premessa

Giunti al giorno della manifestazione in piazza Montecitorio, mi sembra il caso di aggiornare anche sulla Personale esperienza di disobbedienza civile con #IoColtivo e fare il punto da qui in avanti anche degli esiti fattuali della campagna antiproibizionista. Ma in apertura di giornata vediamo una serie di informazioni che non avevo esplicitato sinora, tenendo conto che si tratta di una parte importante del mio personale modo di aderire alla disobbedienza, ovvero rendere palese ogni particolare e ricondurre ad una logica conseguenza ogni singola scelta, raccontando effetti ed esperienza della coltivazione. Al margine di queste premesse volevo sottolineare il fatto che mi sono preso la libertà di inserire un corredo musicale.

L’esperienza

Per sciogliere il nodo problematico del ritardo dovuto ai disagi del lockdown, abbiamo seriamente dovuto riflettere su come aderire alla campagna. Nel mentre è intervenuta il deposito della Sentenza della cassazione e c’è stato l’avvio della campagna #IoColtivo La primavera incedeva e noi non si partiva. Però il ritardo ci ha dato la possibilità di osservare il soleggiamento del balcone e, notando che non si prestava per quantità di luce per la coltivazione outdoor, abbiamo optato per una coltivazione all’interno. Già orientati verso l’indoor per motivi pratici, non abbiamo esitato oltremodo. Rispetto alla situazione abitativa inoltre abbiamo optato per uno spazio piccolissimo, in modo da agire in sicurezza e controllare pienamente lo sviluppo della pianta, dovendo usare prioritariamente – per ragioni di handicap – mani e tatto per la sua gestione, comportamenti comunque sconsigliati dai coltivatori più esperti. Rispetto all’aoutdoor, cioè all’aperto, l’indoor, ovvero all’interno in uno spazio controllato, c’è il vantaggio di evitare il grosso dei rischi infestazione per la pianta, dove un controllo visuale sarebbe stato importante. E noi non si vede però, quindi gioco forza si spiega perché all’interno.

La scelta

Per #IoColtivo 2020 abbiamo scelto una tipologia di cannabis che tendiamo ad evitare, ovvero una pianta automatica, che di solito ha le caratteristiche di essere programmate per produrre un elevato contenuto dei componenti psicoattivi e in generale sono scarse in termini di resa, tutto comunque in dei tempi limitati. A causa del Coronavirus siamo ripartiti in terribile ritardo e dovevamo in qualche maniera recuperare. Ad ogni modo la genetica è la BlackBerry Auto di origine canadese e con un’impronta della Ruderalis, la genetica principale che rende le piante piccole e compatte e veloci da coltivare. Promette aromi fruttati, vi farò sapere.

Come Io coltivo

Visto che in Italia siamo messi ancora al livello in cui la giurisprudenza deve cercare di creare degli squarci interpretativi per le fattispecie di coltivazione, nella sentenza della cassazione citata, come emerso anche in un webinar di Fuoriluogo da me seguito, viene richiamato esplicitamente il modo di coltivare, mi sento in dovere di sottolineare che non è facile, come spiegato, adattarsi ad una coltivazione domestica di cannabis, sia per motivi urbani sia per condizioni personali. Per ovviare a queste problematiche abbiamo optato per un box molto piccolo, 60X60X158 CM, illuminando con una lampada con tecnologia Agro, utile per tutte le fasi di sviluppo e maturazione delle piante, da 400 Watt. Correlando il tutto con un impianto di areazione interna e di estrazione dal box. Di che si tratta? Un ventilatore e una ventola… Null’altro. Più rudimentale di così!

A che punto siamo

Nel corso di queste prime cinque settimane abbiamo anche affrontato tutta una serie di difficoltà per tipologia di cultivare e ci è capitato, oltre che per specifiche peculiarità della cannabis e delle sue specifiche genetiche, di dover intervenire sulle attrezzature, ma alla fine nulla di grave e per fortuna il recupero delle difficoltà sono rientrate facilmente. Ad oggi siamo a metà del periodo di maturazione. La più grande, la mia, misura 80 cm. La più piccola, di Sonia, 60.La più grande, la mia, misura 80 cm. La più piccola, di Sonia, 60.

Le aspettative

Ci aspettiamo un raccolto esiguo, ma sufficiente per affrontare il tempo di un’altra piccola coltivazione invernale. Speriamo che venga fuori buona qualitativamente, anche se è una speranza auspicabile perché tendenzialmente usiamo semplici tecniche e prodotti biologici, senza esagerare e senza lasciare al caso. Ma gli esiti, per queste genetiche create in laboratorio e adatte all’indoor, ma molto delicate e bisognose di molta specialità e attenzioni. Gli effetti ad oggi non sono cattivi, ma sino all’ultimo sono incerti e non si può mai dire con sicurezza come andrà, oltre che adottare la necessaria pazienza, la quale induce ad una smisurata prudenza. La BlackBerry Auto promette fiori profumati, non eccessivamente carichi di thc, ma abbastanza per l’effetto analgesico e per aiutare il sonno notturno.

Il perchè

Tutto questo, care lettrici e cari lettori di OpposteVisioni, l’ho voluto raccontare per rendere palese i particolari di una precisa volontà: autoprodurre cannabis per il mio personale fabbisogno. Credo nelle sue proprietà, non nuoccio ad altri, non nuoce a me, anzi. Lo Stato potrebbe guadagnarne, la società ne guadagnerebbe tantissimo. Evidente anche questo e spero di riuscire a raccontarvelo attraverso gli altri contributi della campagna #IoColtivo e il tag #Cannabis. Mi preme sottolineare l’ottusità di una classe politica che, consapevolmente io credo, aiuta la criminalità con il proibizionismo, quando è da essa che dovremmo difenderci, partendo proprio dall’indebolirla e spezzare la sua capacità di occupare il mercato delle sostanze psicotrope. Grazie per l’attenzione e ai prossimi appunti.

Vecchi approfondimenti

Cara lettrice e Caro lettore del blog un po’ più giovane d’età, ti consiglio di guardare questo documentario di quasi vent’anni fa. Lo consiglio anche a chi mastica l’antiproibizionismo da un po’ di tempo, per ricordarci a che punto siamo.

#IoColtivo a Montecitorio il 25 giugno!

Gli ideatori della campagna #IoColtivo alla quale io e Sonia abbiamo aderito vede un suo importante evento il prossimo 25 giugno, quando rispettando ogni regola dettata dal periodo, si attende in piazza Montecitorio un certo numero di attivisti antiproibizionisti per ribadire alla politica che è il momento di agire per la regolamentazione del consumo e dell’autoproduzione, per la legalizzazione e, sotto il controllo del monopolio dello Stato come per alcol e tabacco, regolamentarne la vendita e la certificazione degli standard qualitativi della cannabis. Ma soprattutto chiederemo che finalmente si agisca per sottrarre potere economico alle varie organizzazioni criminali.

I numeri sono inequivocabili, sia perché è il momento di tutelare centinaia di migliaia di consumatori di cannabis, sia per l’economia che si potrà generare, ad ogni livello, da una completa normazione, regolamentazione e messa a regime economico di questa meravigliosa, e non solo stupefacente, pianta.

Adesso basta, non è più il tempo della caccia alle streghe, è ora di legalizzare! Di restituire piena dignità ad una pianta utile.

Il 25 giugno saremo in piazza anche noi per portare di fronte alla sede deputata a rappresentare la democrazia nel nostro Paese il germoglio della legalità.

L’Albania è pronta a legalizzare la cannabis in medicina, l’ha annunciato il presidente Rama

C’è voluto un anno di lavoro, ma la legge che legalizzerà l’uso della cannabis medica in Albania è pronta. Ad annunciarlo è stato direttamente il …

L’Albania è pronta a legalizzare la cannabis in medicina, l’ha annunciato il presidente Rama

Consigli per la serata: Il coraggio di Angela.

@raiplay

Oggi venerdì, dunque serata televisiva dedicata sulla prima rete Rai al ciclo dei film con Lunetta Savino

con la miniserie dal titolo Il coraggio di Angela

dedicato alla biografia e alla storia di un’altra donna coraggiosa, Silvana Fucito

imprenditrice campana impegnata attivista anti camorristica.

Sono orientato alla visione, sicuramente ci ritorno. Fatemi sapere… 😉