Il Metodo Catalanotti, il romanzo: tra crisi interiore e passione per il teatro.

Copertina Sellerio

Potrebbe sembrare paradossale recensire solo gli ultimi lavori del Maestro, trascurando le decine di libri scritti dall’autore siciliano e, tra essi, tutte quelle opere già lette, ma l’incedere dell’ultima (annunciata come tale) puntata televisiva del Commissario Montalbano mi ha dato l’opportunità unica di rileggere questo romanzo per carpirne ogni singolo aspetto, utile non tanto ad un confronto (mai adatto) con il corrispettivo televisivo, ma per comprendere quanto e come quest’opera abbia influenzato lo sceneggiato, dopo che autore televisivo e romanziere sono scomparsi da quasi due anni.

Il libro

Andrea Camilleri, “Il Metodo Catalanotti”, Palermo, Sellerio, 2018, P. 304.

Sintesi della quarta…

“Nella nuova indagine di Montalbano Camilleri inventa storie e personaggi e li fa recitare fra le quinte di un teatro di cui è lui il regista. Una messinscena che è dramma e commedia insieme. Le indagini lo portano a occuparsi dell’attività esaltante di una compagnia di teatro amatoriale che, fra i componenti del direttorio, annovera Carmelo Catalanotti: figura complessa, e segreta, di artista e di usuraio insieme; e in quanto regista, sperimentatore di un metodo di recitazione traumatico. Il romanzo intreccia racconto e passione teatrale. Nel corso delle indagini, Montalbano ha la rivelazione di un amore improvviso, che gli scatena una dolcezza irrequieta di vita: un recupero di giovinezza negli anni tardi. Un romanzo, tecnicamente suggestivo, che una relazione dirompente racconta in modo da farle raggiungere il più alto Grado di combustione nei versi di una personale antologia di poeti; e, all’interno della sua storia, traspone i racconti dei personaggi in colonne visive messe in moviola perché il commissario possa farle scorrere e rallentare a suo piacimento”. Salvatore Silvano Nigro, 2018.

Recensione

Questo romanzo dedicato a Salvo Montalbano è il ventiseiesimo della serie. “Il Metodo Catalanotti” rappresenta una sorta di opera testimone della grande passione del suo autore, il teatro, trasposta in un quadro letterario avvincente e riversata interamente sul suo personaggio principale. Il mondo del teatro, colto e affascinante anche nella dimensione provinciale, svela la grande passione esercitata sull’uomo, ma risulta anche impegnativo per il Commissario, perchè le indagini prendono delle vie imprevedibili, rivelando una verità ben nascosta tra le pieghe dell’apparenza. E sono proprio le apparenze quelle che invece dominano la dimensione intima del protagonista, al bivio esistenziale tra uno storico legame ormai al tramonto e la vitalità rappresentata da una nuova fiammata amorosa. Il ritmo del romanzo è sempre gradevole, la storia mai noiosa o banale, anche se fantasiosa, forse la più fantasiosa tra quelle legate a Montalbano, volendo escludere l’opera postuma pubblicata lo scorso anno in chiusura della serie dedicata al commissario più conosciuto e amato d’Italia. Resta per me sorprendente come attraverso le righe di questo romanzo Camilleri si concentri ancora sulla dimensione sensoriale, profondamente umana, dei personaggi, dove rivelazioni ed equivoci si sviluppano sulla dimensione del tutto corporea dei propri sensi, tutti posti in campo per arricchire un quadro narrativo molto intenso. La crisi che l’uomo Montalbano vive ad un certo punto della propria esistenza restituisce la crisi di un intero universo, quello maschile, che spesso abbandona il proprio orizzonte e trascura la dimensione futuribile, concentrato interamente in un presente elastico che soffoca ogni prospettiva. Ma quella prospettiva, mancata fino ad allora, si ravviva con il contatto di una fiamma amorosa, che condurra il protagonista verso luoghi sino ad allora mai esplorati con profondità, percorsi confinati nel proprio vissuto intimo. In chiusura, nell’attesa di vedere lo sceneggiato in programma per la sera dell’8 marzo 2021 su RAI 1,

sottolineo che non debba stupire come sia questo il soggetto scelto per terminare – come sembra – anche la serie televisiva e non Riccardino, perchè se in quest’ultimo prevale un’approccio letterario particolare, figlio di un percorso interiore del suo autore, nel primo è il personaggio a disegnare un certo finale. Tutto ciò e da leggere nonostante siano poi uscite due altre opere con Montalbano protagonista. Si può senz’altro considerare questo ill romanzo più intenso dal punto di vista delle emozioni del suo personaggio principale, emozioni che giustificano la scelta degli autori televisivi.

Nota

Il romanzo sopra recensito l’ho ascoltato in audiolibro con lettura di Gaetano Lizio, presente nella nastroteca “Francesco Fratta” a cura dell’UIC, servizio esclusivo per i ciechi, gli ipovedenti e le persone con difficoltà di lettura.

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Riccardino: l’ultima sorpresa del Maestro Camilleri ai suoi lettori.

Copertina Riccardino

Premessa

Dire che Andrea Camilleri è stato un Maestro di assoluta genialità è banale; egli rappresenta una certezza della nostra letteratura contemporanea che con la sua scrittura, seppur di matrice culturale siciliana mai celata, racconta un Paese intero, vizi e virtù del suo popolo a partire dalla poi non tanto fantastica Vigata, nell’altrettanto verosimile provincia pirandelliana di Montelusa. Le sue storie non sono mai scontate. In quest’ultimo lavoro postumo, per volontà dello stesso Maestro e con uno stile definito “metaletterario”, ci regala un’ultima fatica del commissario più amato degli ultimi venticinque anni, divenuto poi un personaggio di culto grazie alle serie TV ispirate ai suoi romanzi e racconti. Per non cadere in errori nella descrizione delle impressioni derivanti dalla lettura di “Riccardino”, la recensione sarà in sintonia linguistica. Buona lettura.

Il libro

Andrea Camilleri, “Riccardino”, 2020, Sellerio, Palermo.

Trama

Il commissario deve sgrovigliare un nuovo caso, il suo ultimo. C’è stato un omicidio. La vittima è il giovane direttore della filiale vigatese della Banca Regionale. Testimoni dell’esecuzione sono tre amici intimi del morto. I quattro hanno condiviso tutto, persino il non condivisibile della vita familiare. Sono stati uno per tutti, tutti per uno: come quattro moschettieri. Il caso sembra di ovvia lettura. Ma contro ogni evidenza, e contro tutti, lui è arrivato alla conclusione che nulla è, in quell’omicidio, ciò che appare. Aguzza lo sguardo. Segue itinerari mentali irti. Analizza e connette. Allarga le indagini. Inciampa in un secondo delitto. La svolta è assicurata, eclatante e insospettabile. Si è ritrovato in una pensosa solitudine, Montalbano. Livia era lontana, lontanissima. Augello era assente, per motivi di famiglia. Il commissario ha avuto però la collaborazione intensa dell’anagrafologo Fazio. E ha usato spesso come spalla teatrale il fracassoso Catarella, con le sue sovreccitazioni reverenziali. Molte cose sgomentano i pensieri di Montalbano, in questo romanzo. Gli danno insofferenza, malessere, qualche tormentosa ossessione. Eppure il suo stile investigativo è sempre lo stesso, sorvegliatissimo, sfrontato: fra “sceneggiate”, “sfunnapedi”, “sconcichi”: giostre verbali e scatti sagaci, a sorpresa. Montalbano, come Personaggio del romanzo, ha dovuto sostenere un confronto impari con l’Attore che lo impersona in televisione (il “gemello” può contare su un pubblico assai più numeroso di quello del Personaggio letterario; e poi sa sempre quello che avviene dopo nella vicenda, mentre lui, Personaggio che consiste nella storia, deve di volta in volta improvvisare, azzardare e scommettersi). A non parlare dell’Autore ottantenne che sta scrivendo “la storia” che il Personaggio “sta vivendo”; e vorrebbe scriverla a modo suo: come romanzo. Montalbano vuole invece vivere la sua vita, in quanto vita. Lo scontro ha accenti pirandelliani.

“Questa ultima indagine di Montalbano, Camilleri l’ha scritta tra il 2004 e il 2005. L’ha linguisticamente rassettata nel 2016. Il vigatese è una lingua d’invenzione, viva e fantastica che, con il sostegno dei lettori, si è evoluta negli anni. La sua trama fonica è sempre più diventata un sistema coerente e coeso, con un dialetto che arriva a infiltrare fantasticamente l’italiano.”. Salvatore Silvano Nigro.

Recensione

Nu beddru sfunnapeti, conducendo verso l’epilogo la saga del commissario Montalbano, il Maestro lo ha riservato a noi lettori. In quest’ultimo romanzo, previsto, voluto e limato nel tempo, Andrea Camilleri è personalmente intervenuto nelle vicende vissute dal Commissario Salvo Montalbano, “amico di carta” ispiratore delle sue performance letterarie. Il nostro Commissario bello, con il carattere cammuriuso che si ritrova, invece tenta sempre di tirarsi darrè di fronte alle avances del suo amico importuno che da Roma interviene a gamba tesa in ogni momento delle sue indagini. E quando pare che lo scrittore ci mette tropo del suo, lui con poca gana e molta esasperazione tenta di ricondurre indagini e tono letterario ad un livello “normale”, seppur tutto è anormale in quest’indagine, nonostante la sbarlluccicante semplicità delle dinamiche tra i personaggi coinvolti. Certo la sorpresa non si capisce bene se ce la fa lo scrittore o il suo personaggio letterario. Forse quest’ultimo, un po’ soverchiato dall’impari paragone con il suo gemello televisivo, per usare un’espressione di Salvatore Silvano Nigro. O forse ce la riserva proprio l’Autore? Certo, a vedere la genesi e la storia non pubblica di questo romanzo, si direbbe che Camilleri voleva da tempo chiudere con Montalbano. Ma dal 2004 in poi, a parte questo rimasto chiuso nel cassetto per quindici anni e più, ha pubblicato altri numerosi romanzi dell’amatissimo Commissario di pubblica sicurezza vigatese. Qualcosa che ricordi lo stile di questo libro c’è già prima, in un racconto contenuto nella raccolta “Gli arancini di Montalbano” (1999), intitolato “Montalbano si rifiuta”, dove già sperimenta un dialogo tra il personaggio e il suo autore, con una dinamica non dissimile da quella che ritroviamo in quest’ultimo romanzo. Salvo Montalbano è forse infastidito, in alcuni tratti, dallo scrittore Camilleri, perché diventato ossessivo. Ma ogni possibile malinteso si risolve nei ventotto romanzi e varie raccolte dedicate ai casi che vedono il poliziotto vigatese protagonista. Non si tratta solo di gialli. Già come romanzi polizieschi hanno una connotazione particolarissima, quella che forse hanno reso celebre Camilleri in tutto il mondo: il contorno, inteso non tanto l’ambientazione, che nonostante sia inventata, descrive molto bene scorci di una Sicilia – e di un’Italia intera – non del tutto fantastica, anzi, molto reale. Ma propriamente il contorno, inteso come companatico , è la psicologia dei personaggi, Montalbano in testa, cercata, descritta e proposta al lettore dal compianto autore. Su questo non ci piove: il personaggio televisivo e le serie ispirate dai suoi scritti, nonostante l’occhio critico di Camilleri nella scrittura e nella definizione delle sceneggiature, non restituisce la profondità del Montalbano che è nella sua versione letteraria. Uno stronzo. E un po’ da stronzo ci accompagna verso l’ultima sorpresa, dove purtroppo si ha la consapevolezza che il bello ha sempre una sua fine, prima o poi. Grazie Maestro. Continueremo a tenerci compagnia attraverso le pagine del tuo commissario, e non solo.

Nota per l’accessibilità

Al margine volevo appuntare come la Sellerio, ma è in ottima compagnia, non si adegui ancora ai disposti di accessibilità dei formati delle sue pubblicazioni. Produrre infatti l’ultima opera postuma del Maestro Camilleri in una versione economica e una più complessa, con copertina rigida, non assolve la casa editrice siciliana da questa grande mancanza. Non voglio fare sterili polemiche. Ma mi chiedo, e lo chiedo alla Sellerio come alle altre major editoriali del Paese, perché non vi adeguate ad una legge dello Stato, Convenzione internazionale voluta dalle Nazioni Unite, e producete tempestivamente delle versioni accessibili ai ciechi delle novità editoriali? Anche in questo, le persone con disabilità (visiva in questo caso) sono cittadini di serie B, perché si devono inventare modi (scivolando di tanto in tanto, loro malgrado, nell’illecito) per poter avere il gusto di leggere tempestivamente un best seller di ultima uscita. Vi risparmio la pubblicazione di screan shot e quant’altro testimoni ciò che dico; ma se ho pagato – come tutti – un prezzo di copertina pieno per l’opera in cartaceo, perché negarmi la possibilità di accedere tempestivamente a questo contenuto? Eppure avevamo proposto di ripagare il prezzo di copertina (quindi due volte, con buona pace del principio di accomodamento ragionevole) per la copia accessibile in testo, magari un PDF non modificabile. Invece nulla, come al solito delusi e costretti alle vie traverse per leggere un libro. Comunque alla Sellerio stiano tranquilli, il prezzo giusto l’abbiamo pagato, le soluzioni trovate per leggere “Riccardino” ci è pesato in termini di morale. Perché? Per il semplice motivo che da un evento letterario, come la pubblicazione di un romanzo postumo di uno scrittore fondamentale per la nostra letteratura, abbiamo noi disabili della vista, come sempre fatto un passo indietro. A causa Dell’espressa sensibilità attorno alla cecità che Camilleri esplicitava di recente, da una casa editrice di approccio “meridiano” non ci aspettavamo tale silenzio, se non fosse altro per una questione di mero guadagno, tant’è vero che non si chiede la gratuità, ma l’accessibilità. Occorre ancora tanto interrogarsi sulla qualità morale anche degli editori, nel nostro Bel Paese.

Con buona pace dei cittadini di serie B, quello che non dovremmo ma purtroppo siamo.

Il Maestro ci omaggia ancora

Nelle prossime settimane una sorpresa editoriale; un romanzo postumo, per volontà,w del maestro Camilleri a chiudere la saga di Montalbano .repubblica.it/robinson/2020/05/16/news/com_e_riccardino_l_ultimo_romanzo_di_montalbano_l_ha_svelato_antonio_manzini_al_salone_di_torino_digitale_-256830887/