
Lavorare con i sensi per tutelare la natura
Questo post merita un sottotitolo. L’esigenza di rimandare al lettore l’umanità e la dedizione di questi operatori non poteva esaurirsi in una sola battuta. Perché si parla in primo luogo di persone che si dedicano alla tutela e alla salvaguardia dell’ambiente nell’esercizio delle loro funzioni. Ma per il lavoro che svolgono è parimenti la loro sensibilità a dover essere messa in risalto, perché si tratta di personale che usa per lavoro tutte le potenzialità del nostro corpo, al fine di assolvere al meglio al proprio dovere.
La tutela dell’ambiente passa anche dalla consapevolezza nella cittadinanza del patrimonio di biodiversità e degli ecosistemi presenti sul territorio. Questo mi sembra essere il pensiero che fa da sottofondo continuo alla visita del 27 giugno scorso alla riserva di Macchiatonda, nel comprensorio di Santa Marinella, zona nord della Città Metropolitana di Roma, durante la manifestazione “Natura Senza Barriere” voluta da FederTrek e la rete del Disability Pride e realizzata grazie all’organizzazione dell’associazione Il Paese che Vorrei.

Durante questo appuntamento dedicato principalmente al tema dell’accessibilità, che descrivo per linee generali Qui, il gruppo di visitatori è stato accompagnato nella visita alla riserva regionale di Macchiatonda da tre guide naturalistiche delle cinque in forze per la sua tutela. Sergio, Patrizio ed Ernesto, come i loro colleghi assenti in quel momento perché su altri turni, hanno messo a disposizione la loro competenza e voluto fortemente questo appuntamento, proprio per ripartire dall’accessibilità e dalla piena fruizione del bene comune Macchiatonda.
Per dare nuova linfa al sito e divulgare l’importanza della tutela della biodiversità, è loro convinzione, si deve partire proprio dalla sua conoscenza. I video che accompagnano questo post, infatti, raccontano di uomini in prima linea per il bene comune e la salvaguardia del patrimonio più importante che abbiamo, la biodiversità. Ma stimolati da me e da Sonia si raccontano anche non nascondendo la loro umanità. Le informazioni che emergono dai loro contributi sono tante, e molto interessanti. Non mi dedicherò in queste righe alla mera trascrizione dei video in testo, lasciandovi il piacere di godere della loro testimonianza diretta. Porrò invece, in premessa ad essi, alcune riflessioni frutto anche della chiacchierata a camera spenta avuta durante il percorso. Una prima cosa che emerge è come occorre investire di più in personale – e con più funzioni – nell’attività di salvaguardia, controllo e monitoraggio delle aree come Macchiatonda; qui, ad esempio, 5 persone dedicate alla sorveglianza mi sembrerebbero poche e, alla precisa domanda se il personale è sotto organico (come gran parte delle pubbliche amministrazioni), la risposta è scontata. La pianta organica dedicata sarebbe di otto, ma fanno i salti mortali per coprire adeguatamente i due turni previsti solo loro cinque. Ma non è polemico l’intento di questo post, anzi vuol essere elogiativo proprio di coloro che vi lavorano, quindi proseguiamo con la passeggiata.

Mi colpisce la consapevolezza degli operatori del concetto di fruibilità e accessibilità. Non lo si pretenderebbe da persone abituate a lavorare lontano dall’uomo e immerso nella natura, eppure loro sono i primi che in modo molto naturale, passatemi il termine, e consapevole sanno dell’importanza di rendere fruibile Macchiatonda. Un’altra cosa che mi ha impressionato positivamente è stata la capacità di comunicare la loro profonda natura umana. Nel senso che qui, come tassello della biodiversità, anche l’uomo usa le sue capacità sensoriali per adattarsi all’ambiente circostante. Proprio come le guardie naturalistiche, persone che usano tutti i loro sensi per monitorare, sorvegliare e salvaguardare la riserva, fondamentale per il patrimonio di vita dell’area costiera a nord di Roma.
Sergio ci racconta dell’importanza del canto degli uccelli per monitorare lo stato di salute dell’ambiente e come la vista, in quest’attività, non serva quasi. “Sento tutti i giorni il canto di uccelli che poi vedo si e no un paio di volte all’anno”. Eppure Sergio conosce e sa precisamente dove trovare colonie di questo o quel volatile all’interno dell’area protetta. Dal suo racconto emergono poi tante altre informazioni, molto interessanti e che denotano anche delle contraddizioni. Ma il percorso in sua compagnia inizia con il farci assaggiare un frutto amarissimo, spontaneo, che è presente nel parco e nel circondario, anche se molto raro. Il Prugnolo è infatti una specie edule ormai in disuso, della quale l’uomo non si ciba più.

Grazie al supporto di Sonia, durante la chiacchierata con Patrizio nel secondo video viene fuori anche una ricetta per trattare questo frutto minore ed ottenere una confettura da questo dono della natura ormai disdegnato dal palato sgraziato di un’umanità che ha smarrito il rapporto privilegiato con i sensi e la natura circostante.

Sempre con Sergio, durante il tratto di spiaggia al margine della riserva, emerge anche l’uso di un’altra pianta edule che da salentino ben conosco, il celebre “asparago di mare”, ormai riposto nella tradizione di pochissime comunità locali.

Sulla biodiversità vegetale del parco e la loro struttura, Patrizio ci da un veloce accenno, proprio per riprendere parte del contenuto della passeggiata che, sia lui e sia Sergio, hanno divulgato nei due gruppi che componevano la platea di quel giorno, divisa appunto per rendere maggiormente fruibile il tempo a noi dedicato e rispettare le norme sul distanziamento fisico a causa del Covid19.
Un altro aspetto emerso nel dialogo continuo con tutti gli operatori del parco coinvolti, del quale abbiamo parlato con Ernesto, è il ruolo dei sensi nello svolgimento del loro delicatissimo lavoro. Ad esempio, per comprendere lo stato di salute della natura circostante, un ruolo lo ricopre anche l’olfatto. Inebriati si dai profumi, esso restituisce anche un’importante sentinella in funzione di prevenzione degli incendi. Chiude poi Ernesto con una battuta, ovvero su come si ritorna alla vita sociale dopo un turno di lavoro in questo paradiso. Ebbene, non è facile!
Raccogliendo il loro appello, ribadito sia all’inizio della passeggiata che durante la pausa nell’area pic-nic, invito chiunque si trovi a visitare Macchiatonda a scrivere alla Direzione Ambiente della regione Lazio per segnalare ogni cosa possa migliorare e rende più fruibile quest’area naturalistica. Macchiatonda merita l’attenzione di tutti. E la merita anche per il lavoro di queste persone che dedicano un’intera vita professionale alla tutela di un bene che spesso ci dimentichiamo di avere sul territorio e che passa in silenzio accanto a noi ogni volta che lambiamo con l’auto la riserva di Macchiatonda percorrendo la via Aurelia.
Un pensiero riguardo “Voce alle guardie naturalistiche di Macchiatonda.”