
Girando per Lampedusa ci siamo resi conto di quanto siamo fuori stagione turistica. Molti locali sono ancora chiusi, di fatto sembra un qualsiasi paese di provincia preso dal tramtram della quotidianità. Casualmente siamo passati vicino alle scuole elementari, ma abbiamo scoperto anche che nell’isola di Lampedusa ci sono ben 3 scuole superiori! Di fatto, l’incontro con la comunità è passato anche dai bambini, dalla scuola (per certi versi) e soprattutto da…. Buona lettura!
Un dato assolutamente interessante dell’isola è il tasso di popolazione giovanile. Siamo nel rapporto di circa 1 a 5, quindi con un’elevata popolazione scolastica. Comunque u è dato di fatto che ci siano molti ragazzi. Ci sono dunque anche le scuole, tutte quelle del ciclo obbligatorio, più tre istituti superiori, due dei quali direttamente collegati alla principale industria dell’isola (alberghiero e turistico). A proposito del nostro incontro con il mondo dell’educazione e dell’istruzione abbiamo incrociato la realtà della Biblioteca per i ragazzi, che ora si trova a metà circa di via Roma. La vostra osservazione sarà delle più naturali, una normalissima biblioteca comunale di un qualsiasi paese della Penisola. No. Si tratta di una biblioteca istituita con un progetto che emana da un appello internazionale, gestita da volontari e aperta ufficialmente due pomeriggi a settimana. Oltretutto ha una sede non idonea e a norma, non dispone di tutto il necessario per definirsi “biblioteca” (compresi scaffali per i libri) e soprattutto non è la sede definitiva. Ci spiegava Anna, operatrice della formazione e volontaria, che da più di tre anni il comune promette la sistemazione di questa sede di via Roma e sono stati spesso chiusi perché promettevano l’inizio di tali lavori in maniera imminente, invece sono tre anni che ciò non accade. C’è stata una sorta di occupazione di fatto dei locali e le attività vanno avanti, ma sono in attesa di questi lavori o di una sede più adeguata, e possiamo garantirvi che si tratta della mancanza delle norme più elementari per un luogo che deve ospitare bambini. Come dicevo, la biblioteca si basa sull’opera volontaria di personale della formazione e altri cittadini, che danno un luogo di incontro e di cultura alle future generazioni lampedusane, perché possano scrollarsi di dosso quella macchia di “comunità disordinata” che oggettivamente ci è sembrata essere. Ma l’opera volontaria più importante è quella dell’associazione “IBBY”, con sede internazionale a Basilea (Svizzera, NDA) e con una sua sede territoriale italiana. L’associazione si occupa di creare nuove generazioni di lettori, cercando di divulgare con tutti i mezzi possibili la passione per la lettura nei bambini di oggi, cittadini di domani. L’associazione ha raccolto l’appello di quei lampedusani che hanno posto la sfida, e in pochi giorni sono arrivati decine e decine di titoli, che ad oggi giacciono in degli scatoloni nell’attesa di una sistemazione definitiva dell’associazione. Nel nostro periodo di permanenza nell’isola abbiamo incrociato Mariella, italocanadese,che una volta in pensione dal ruolo di bibliotecaria a Toronto, si è dedicata ai progetti di IBBY, tra i quali questo a Lampedusa, facendosi accompagnare di volta in volta da altri volontari, come in questo caso, quando con lei c’è T., cittadina canadese. L’autentica bravura di queste donne è amirevole, perché conducono una battaglia di tipo squisitamente culturale, con l’auspicio di un futuro migliore per dei cittadini lampedusani più consapevoli. Inoltre il destino di questa piccola comunità incrocia l’esigenza identica di creazione di consapevolezza e cittadini migliori tra i migranti che qui approdano. Le difficoltà di interagire con l’attuale centro di identificazione (mi rifiuto di usare sempre i soliti termini che in sostanza non cambiano la natura di queste semiprigioni) ovviamente sembrano insormontabili. Da quelle poche esperienze, e da altre idee in seno di IBBY, è nato il libro dal linguaggio universale, il “libro senza parole”, costituito da storie disegnate che sono intellegibili da chiunque, abbattendo il muro incomprensibile dell’ignoranza di una lingua straniera. E’ ovviamente un esperimento che ha appassionato anche i ragazzi di Lampedusa. Ma Anna, e Maria (altra operatrice della formazione), ci raccontano quali sono le caratteristiche della popolazione scolastica lampedusana e le difficoltà di interazione con un’istituzione come la biblioteca. In primis, premetto, siamo sconcertati dal fatto che dal comune di Lampedusa o da parte di una qualsiasi altra istituzione siciliana, non sia giunto uno straccio di supporto logistico a tale iniziativa. Inoltre apprendiamo che tutto ciò è ingiustificabile, perché esiste uno stanziamento destinato a tale operazione, oltre che ad un degno allestimento della stessa biblioteca. I libri, è vero, fanno veramente paura. Inoltre proseguo la mia indagine sulla popolazione disabile. Tutto sommato anche in questo caso ci viene confermato quello che ci anticipò M. a proposito del centro diurno per disabili psichiatrici. Una sorta di solidarietà comunitaria non manca, ma esiste anche una certa grettezza nelle famiglie, confermando il più retrogrado pensiero meridionale. Questa volta mi riferisco alle condizioni psicologiche in cui versano alcuni ragazzi dislessici. Infatti alcuni di loro, in età scolare, hanno ricevuto adeguata certificazione e possono godere di tutta una serie di supporti e assistenza. In altri casi le famiglie si sono opposte perché magari “chissà che possono poi dire di lui… meschinu! (poverino, NDA)”. Credo sia il colmo, anche perché la dislessia (come discalculia e disgrafia) non sono dei disturbi comportamentali, né tantomeno delle disabilità psichiatriche, bensì delle difficoltà facilmente risolvibili con adeguati provvedimenti educativi. Apprendiamo a tal proposito, che oltre all’impegno degli operatori scolastici, molto avviene anche in seno alla biblioteca, dove la stragrande maggioranza dei testi procurati da IBBY sono in caratteri particolarmente leggibili anche dai dislessici, appunto. Sorte ancora peggiore è per quei disabili psichici e psichiatrici, che una volta finita la scolarizzazione e magari fuori dai programmi del centro diurno, restano completamente abbandonati a loro stessi, ovvero in completo stato di isolamento sociale. L’atmosfera all”interno della biblioteca comunque è frizzante e il ruolo assunto da questi volontari è ammirevole. Quando sarete a Lampedusa cercate di loro, anche tramite Paola, e se potete donate un libro per bambini o per ragazzi. IBBY poi, semplicemente superlativa nel suo intento. Mariella è una persona che quando è nell’isola (per periodi di una o due settimane circa) da tutto per quest’iniziativa. Dotata di grande capacità comunicazionale con i bambini, notiamo la sua enorme dote di narratrice. Ci dice infatti di definirsi cantastorie e di avere su molti progetti culturali, teatrali e sinanco del teatro dei burattini. Forse questa comunità dovrà prima o poi accorgersi che attorno c’è un universo interessato e positivo che vuole interagire. Questa comunità, come già affermato per altro, dovrebbe dimostrare più coraggio e credere in sé stessa, a partire dalle nuove generazioni. La biblioteca ha motivo d’essere, e soprattutto deve essere istituzionalizzata e messa nelle condizioni di continuare quel lavoro che avviene all’interno delle scuoole. Tutto questo per curare l’intelletto dei bambini di oggi, cittadini lampedusani di domani.
NB: articolo scritto il 29-04-2016